Roma – Anche se sbaglia, se fa dichiarazioni “raggelanti”, bisogna ascoltarlo e dargli risposte. È questo in estrema sintesi il ragionamento che Pierre Moscovici, commissario europeo per gli Affari economici, fa a proposito del ministero degli Interni italiano Matteo Salvini, e in particolare delle sue posizioni sull’immigrazione e sui rom. “Anche se interferire negli affari interni di un Paese, commentare questa o quell’altra dichiarazione scioccante o raggelante, può essere una tentazione a cui è estremamente difficile resistere, resisterò con tutte le forze”, promette il commissario a un giornalista che gli chiede di commentare gli annunci del leader leghista sul censimento della popolazione rom in Italia. “Dico che la Commissione europea eserciterà le sue competenze con le regole di cui dispone”, aggiunge sottolineando che “ci sono regole in materia economica e finanziaria, ma anche per quanto riguarda lo stato di diritto. Sono le nostre regole comuni e vanno rispettate da tutti”, rimarca il francese.
Ma il ministro dell’Interno insiste, e con un tweet annuncia che lui andrà avanti con il censimento.
"Censimento" dei Rom e controllo dei soldi pubblici spesi. Se lo propone la sinistra va bene, se lo propongo io è RAZZISMO. Io non mollo e vado dritto!
Prima gli italiani e la loro sicurezza. https://t.co/4tq6zADpv2— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) June 19, 2018
Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, oggi a Bruxelles per incontrare l’ambasciatore italiano presso l’Ue Maurizio Massari e il commissario europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale Phil Hogan, ha dato ragione al suo capo di partito Matteo Salvini sul censimento dei rom in Italia. “Io sono una persona censita in tutto e per tutto”, ha detto Fontana, “ed è lecito pretendere che tutti coloro che non sono individuati sul nostro territorio, comprese le persone nomadi, vengano censiti”.
La Commissione europea mette le mani avanti sui possibili sviluppi. “Non si può espellere un cittadino europeo su base etnica”, afferma un portavoce dell’esecutivo Ue, Alexander Winterstein, che aggiunge: “Non escludo che prenderemo contatto con le autorità italiane” sui piani per il censimento, sottolineando di non voler entrare nei dettagli perché la “pratica costante” della Commissione è di “non commentare dichiarazioni di altri”.
Anche a proposito del tema immigrazione Moscovici critica il vicepresidente del Consiglio, stavolta trattenendosi un po’ meno dall’esprimere un giudizio. “A mio avviso il messaggio di Matteo Salvini non è quello giusto”, dice il transalpino in conferenza stampa a Parigi. “Preferire il ripiegamento su se stessi rispetto all’apertura al mondo”, argomenta, “significa voltare le spalle alla tradizione di ospitalità iscritta nei valori della nostra storia”. Tuttavia, “il messaggio che soggiace dietro al gesto di Salvini va ascoltato”, precisa ancora l’esponente dell’esecutivo comunitario, secondo il quale “gli Stati membri dell’Ue non possono lasciare l’Italia da sola dinanzi alla crisi migratoria”.
“Capisco che l’Italia attende solidarietà da parte dei vicini, solidarieta’ economica e anche
sui migranti”, incalza ancora il titolare delle deleghe Ue agli Affari economici. Tuttavia, sostiene, la risposta “non può essere la chiusura delle frontiere, il nazionalismo, la stigmatizzazione di alcune popolazioni”. Per Moscovici bisogna “creare insieme una politica
europea dell’asilo, dell’accoglienza dei rifugiati: è il motivo per cui dobbiamo essere responsabili e solidali”, dice auspicando che “dall’Italia non parta un messaggio di chiusura ma di inclusione in un insieme comune”.
La riflessione del commissario assume i toni del monito a non sottovalutare l’affermazione delle forze sovraniste, in Italia come in altri Paesi. Si tratta di un messaggio che Moscovici lancia “senza drammatizzare”, dice, ma “oggi, a undici mesi dalle elezioni europee, c’è un rischio esistenziale che plana sul progetto europeo”. Lo stesso pericolo di disgregazione segnalato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua visita alla Cancelliera tedesca angela Merkel. “Viviamo davvero un’epoca tragica della nostra storia”, conclude Moscovici citando Raymond Ayron.