A Parigi un uomo armato irrompe nei locali di una radio minacciando stragi poi spara nell’atrio del quotidiano Libération ferendo un fotografo e subito i media francesi si tuffano nella ghiotta notizia denunciando l’ennesimo attacco alla libertà di stampa.
Partono gli slogan e le dichiarazioni eroiche della redazione di Libération che giura che continuerà a uscire malgrado le minacce. Subito si scatenano le più astruse commistioni: ci sono dietro le forze del male, l’eterno quanto misterioso nemico della libertà, il fascismo internazionale, il razzismo, il qualunquismo, i servizi segreti stranieri. Da Hollande al Primo ministro il coro è unanime: non cederemo al ricatto. Ma quale ricatto? Quale complotto? Nessuno dice, nessuno forse neppure pensa che la libertà di stampa qui non c’entra niente. Fra un mese o fra un anno si scoprirà che l’incursore era solo uno squilibrato, un esaltato nello stile del protagonista di “Taxi Driver” il famoso film di Martin Scorsese, eccitato da troppa TV, proprio da quella che oggi ci sta propinando il piagnisteo istituzionale degli opportunisti di ogni stagione.
La libertà di stampa è già morta da un pezzo, ma nessuno se n’è accorto. Ci sono paesi in cui è ancora nobile battersi in sua difesa perché non esiste, come in Russia o in Cina. Ce ne sono altri, come tutti quelli del mondo occidentale, dove la libertà di stampa è stata aggirata e l’opinione pubblica raggirata da un sistema di informazione pilotato a monte quando non è trasformato in basso intrattenimento. Ci sono pochi giornali in Europa che pubblicano quello che serve alla gente sapere e sempre più che pubblicano quello che piace alla gente sentire. Ci sono pochi giornalisti che riescono a scrivere quello che vogliono perché ai padroni delle redazioni non sempre piace la verità. Ad esempio, è pericoloso raccontare agli europei che nella moderna Polonia non esiste una paga oraria minima per il lavoratore e che ci sono milioni di persone che sono pagate 50 centesimi l’ora. Paghe da schiavitù nel paese di Solidarnosc dove il piano di trasformazione capitalistica di Balcerowicz ha fatto più danni del comunismo e le condizioni di vita del polacco medio sono peggiorate rispetto agli anni 80 del secolo scorso, come riporta il sito socialistworld.net. Una notizia che dovrebbe fare i titoli di tutti i giornali d’Europa e far riflettere gli europei sulle delocalizzazioni, sullo sfruttamento degli immigrati e soprattutto, in vista delle imminenti elezioni europee, sulla necessità di una legislazione del lavoro comune e di salari minimi garantiti in tutta l’Unione europea. Ma a quale gruppo finanziario di quelli che possiedono tanti nostri giornali conviene questa notizia?
Così oggi la Francia sventola tricolori sulle barricate della libertà di stampa e Libération incassa insperatamente il profitto di tanta inattesa pubblicità. “Libé attaqué” titola battagliero il giornale fondato da Jean-Paul Sartre nel 1968 e acquistato dai Rothschild nel 2005. E chissà magari sogna antichi assedi e complotti totalitaristi contro la sua redazione che oggi non disturba assolutamente nessuno.
Diego Marani