Bruxelles – Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha annunciato che il quantitative easing (cos’è, e perché è importante per l’Italia?) sarà dimezzato a 15 miliardi di euro fino alla fine di dicembre 2018 per poi avere termine dal 2019. La protezione che ha garantito tassi bassi sui titoli di Stato, a beneficio delle casse pubbliche che hanno risparmiato miliardi di spese per interessi, si avvia alla chiusura e l’Italia dovrà presto fare i conti con il mercato per vendere il suo debito.
Il presidente della Bce Mario Draghi ha anche dichiarato che “il programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce non sta scomparendo, ma rimane tra gli strumenti a disposizione della Banca centrale europea e potrà quindi sempre essere impiegato per contingenze che ora non notiamo”. Secondo Mario Draghi, per evitare una crescita sostenuta dell’inflazione, “un significativo stimolo monetario e l’attuazione di riforme strutturali nei Paesi dell’Eurozona sono ancora necessari”.
Draghi, al margine della riunione della Banca centrale di Riga, ha gettato acqua sul fuoco sulla situazione politica ed economica italiana. “La volatilità che sta caratterizzando i mercati da quasi un mese rimane un rischio ma è inferiore a due settimane fa, all’apice della turbolenza scaturita dalla formazione del nuovo governo”, ha affermato Draghi.
“Le discussioni odierne in seno al Consiglio sull’Italia non sono significative in quanto l’effetto contagio propagato dall’Italia nelle ultime settimane non è considerevole”, ha proseguito il presidente della Bce. Draghi ha anche sostenuto che non sussiste alcun rischio denominazione, ossia di abbandono della moneta unica, per l’Italia e che, in generale, non si debba drammatizzare eccessivamente i cambiamenti nelle politiche dei governi.
L’Euro ha risentito dell’annuncio del tramonto del quantitative easing: la moneta comune scambia a 1,1724 dollari, in calo rispetto alla chiusura di ieri a quota 1,1791. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è scivolato sotto quota 240 punti a 235,3 punti, mentre i titoli di stato americani si sono rafforzati.
Per il presidente dell’Ifo, autorevole istituto di ricerca tedesco che opera in partnership con l’università di Monaco, Clemens Fuest, “l’interruzione dell’acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce è un’ottima notizia ed un grande passo avanti verso la normalizzazione della politica monetaria dell’Ue”. “L’acquisto di obbligazioni dei governi nazionali da parte della Banca centrale”, ha proseguito Fuest, “non fa che trasformare la Bce in un creditore degli Stati membri e ne inficia l’indipendenza nella politica monetaria”. Per il presidente dell’Ifo il ritorno alla normalità è fondamentale in termini di margini di manovra per un’eventuale prossima crisi economica.