Abbiamo tutte le ragioni per recriminare contro l’arroganza della Francia che ci accusa di cinismo per la faccenda Acquarius e intanto chiude le sue frontiere ai migranti provenientI dall’Italia.
Questo però non toglie nulla al nostro cinismo. E ancora di più alla nostra debolezza politica. Il grande problema del diritto internazionale è che non c’è polizia per farlo rispettare. Così quando le interpretazioni sono controverse o quando ci sono in ballo interessi troppo grandi per lasciar parlare il diritto, gli Stati che possono fanno parlare la forza. La Francia è uno di quelli che può. Noi no. La Francia è stata capace di piegare l’Italia e costringerci a appoggiare la sua guerra in Libia, contro i nostri interessi e a sostegno delle sue compagnie petrolifere. Questo perché la Francia ha una visione di sé nel mondo, sa che ruolo può svolgere e persegue una politica estera coerente. Ha capacità e peso negoziale con gli altri paesi e questo le permette di stringere alleanze. Dispone di forze armate moderne che è in grado di muovere sullo scacchiere mondiale. Noi non siamo stati neppure capaci di difendere una nave dell’Eni dalle prepotenze della Turchia. La nostra politica estera è inconsistente e debole. Il nostro nuovo governo vorrebbe riaprire gli scambi con la Russia ma non ha la forza politica per convincere i nostri partner. Così abbiamo gesticolato un poco e poi siamo rientrati nei ranghi.
La Francia si sta comperando molti fiori all’occhiello dell’industria italiana, dalla moda alle telecomunicazioni, e noi non riusciamo a resisterle. Questo perché la Francia ha una chiara politica industriale, condotta dallo Stato in coordinamento con la grande industria, per far fronte ai cambiamenti portati dalla globalizzazione e rendere le sue imprese capaci di resistere alla concorrenza internazionale. Le nostre imprese invece non riescono a passare dalla conduzione familiare che ha fatto il loro successo in passato a quella gestione manageriale più strategica che oggi è indispensabile per operare su mercati globali e così diventano facile preda di altri. Il nostro Stato non ha nessuna strategia industriale e la minima capacità di sostenerle.
La Francia ha dimostrato di essere capace di compiere una missione militare in Siria e di colpire obiettivi militari alla stregua di Russia e Stati Uniti. Cose che contano molto per la credibilità politica ed economica di un paese. Una partecipazione militare che assicurerà ai transalpini una grossa fetta nella ricostruzione della Siria. Anche qui trionfa il cinismo e il diritto internazionale ha poca voce in capitolo ma così va il mondo. La Francia da sola ha sostenuto per anni una guerra contro Daesh in Mali e in Mauritania. Ancora una volta lo ha fatto perché le conveniva ma senza il suo intervento, questi ed altri paesi dell’Africa sub-sahariana sarebbero oggi infestati da milizie jihadiste.
La Francia è da sempre tecnologicamente più avanzata di noi. La sua industria aerea, militare e civile, è all’origine del colosso europeo Airbus, che procura lavoro e commesse anche a molte imprese italiane. Fu la Francia che inventò Internet negli anni ’80 con il sistema Minitel. Poi perse la battaglia con gli Stati Uniti ma la sua industria informatica conserva una grande vitalità.
Insomma la Francia è uno Stato forte, consapevole della posizione che vuole avere nel mondo e capace di perseguirla. E se noi non siamo capaci di competere e di resistere alla sua ingerenza, i motivi sono sempre quelli, sempre i soliti. Il nostro forte indebitamento e la conseguente incapacità di fare investimenti, l’arretratezza delle nostre infrastrutture, l’assenza e l’inefficacia dello Stato, il mastodontismo burocratico e nessuna politica estera ci rendono un nano politico, quando invece per dimensione e importanza potremmo essere un magnete nella regione mediterranea ed esercitare noi quell’influenza che oggi invece ci tocca di subire.