Primo via libera del Parlamento alla direttiva: “Li proteggeremo dallo sfruttamento”
Le Ong: “Sbagliato che domande debbano partire da Paesi Terzi, si includa chi è già in Europa”
Dopo lunghi negoziati ed a quasi 3 anni dalla prima proposta lanciata dalla Commissione, il Parlamento europeo ha dato il suo primo sì ad un nuovo regime normativo per migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori stagionali provenienti da Paesi extracomunitari. Dall’accordo però si è tenuta fuori la Gran Bretagna Il testo, approvato a larghissima maggioranza nella commissione Libertà civili (Libe), stabilisce che i dipendenti stagionali senza passaporto europeo possano godere degli stessi diritti dei cittadini dell’Unione per quanto riguarda l’età minima di lavoro, la retribuzione, il licenziamento, gli orari, il periodo di vacanze ed i requisiti di salute e sicurezza sul lavoro durante la loro permanenza nello Stato membro. Essi avranno anche il diritto ad iscriversi a un sindacato ed accesso alla sicurezza sociale e altri servizi pubblici, fatta eccezione per le case popolari.
Secondo alcune stime della Commissione, ogni anno, il numero di lavoratori stagionali che entrano regolarmente nell’Ue da Paesi non europei è di più di 100mila persone. Di questi, moltissimi lavorano in condizioni umanamente inaccettabili, sono spesso sottopagati e trattati al limite della schiavitù. Qualora il dovesse essere approvato, nella votazione finale prevista per Plenaria di gennaio, la nuova regolamentazione comunitaria rappresenterebbe un primo passo verso il completamento di una direttiva che gestisce l’immigrazione legale temporanea e garantisce al contempo la protezione di tutti i lavoratori dallo sfruttamento. A livello europeo sarebbe anche il primo strumento normativo in materia e potrebbe contribuire a prevenire, almeno in linea teorica, che i soggiorni temporanei dei lavoratori extracomunitari si trasformino in irregolari e permanenti.
Qualsiasi domanda di ingresso nell’Ue come lavoratore stagionale – dice il testo approvato – dovrà includere “un contratto di lavoro o un’offerta vincolante di lavoro che specifichi gli elementi essenziali quali la retribuzione e l’orario di lavoro”. A richiesta dei deputati, essa dovrà anche includere una prova che il lavoratore avrà un alloggio adeguato. Qualora l’alloggio sia messo a disposizione dal datore di lavoro, l’affitto non dovrà essere sproporzionato né potrà essere dedotto automaticamente dal salario del lavoratore. Gli Stati membri manterranno comunque il diritto di stabilire quanti lavoratori stagionali saranno ammissibili nel Paese.
“Finalmente abbiamo un accordo su una direttiva che protegge i lavoratori stagionali contro lo sfruttamento” ha dichiarato Claude Moraes, relatore del testo approvato. “Sarà uno strumento forte per garantire condizioni di lavoro umane per i dipendenti stagionali ed aiutare i buoni datori di lavoro”. Per Jan Mulder, portavoce del gruppo dei liberali, “le regole comuni europee assicureranno l’accesso legale in Europa e una migliore protezione dei lavoratori migranti contro lo sfruttamento”. Una grande conquista dopo “tre lunghi anni di negoziati”.
Nel felicitarsi per l’approvazione del provvedimento, la Ong Picum, Piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti senza documenti, non ha nascosto però che a suo avviso la direttiva così com’è “non affronta sufficientemente il rischio sfruttamento”. Secondo Picum i punti di debolezza sono che “la definizione di lavoratore stagionale resta vaga e sottoposta alla discrezionalità degli Stati”, il fatto che il provvedimento non riguarda i migranti già presenti sul territorio, ma l’application è riservata a chi fa richiesta da Paesi Terzi, e la mancanza di un “meccanismo per aiutare le vittime” dello sfruttamento.
Marco Frisone