Bruxelles – Finisce il primo giugno il governo del premier conservatore spagnolo, leader del Pp, Mariano Rajoy, dopo che il Congresso dei deputati lo ha spodestato con un voto di sfiducia.
Al posto di Rajoy, che guidava la Spagna da 7 anni, subentra Pedro Sanchez, capo dell’opposizione socialista che ha presentato la mozione, che è stata appoggiata da 180 deputati su 350.
Il voto è stato sostenuto del partito anti-establishment Podemos e dei separatisti catalani – un’alleanza che Rajoy ha definito con scherno la “coalizione di Frankestein” – cui si sono aggiunti all’ultimo momento alcuni nazionalisti baschi, determinanti per l’esito del voto.
“E’ stato un onore essere presidente del governo e lasciare una Spagna migliore di quella che ho trovato”, ha detto Il sessantatreenne ex capo dell’esecutivo Rajoy dopo il voto, cortesemente congratulandosi nel contempo con il nuovo premier.
Dopo il voto, Sanchez ha abbracciato il leader di Podemos Pablo Iglesias, mentre i deputati di Podemos ripetevano “Si, Podemos!”.
La mozione di sfiducia, presentata la settimana scorsa, ha fatto seguito alla sentenza del cosiddetto caso Gurtel, uno scandalo di corruzione e fondi neri che ha coinvolto esponenti di prim’ordine del Partito Popolare, compreso l’ex tesoriere del partito Luis Bercenas.
Da quando la Spagna è tornata alla democrazia dopo la fine del franchismo nel 1978, è la prima volta che un leader di governo viene estromesso da un voto di sfiducia.
Nessuna posizione euroscettica di Sanchez
Durante il suo periodo all’opposizione, Sanchez ha fortemente criticato i tagli alla spesa imposti dai conservatori, mostrandosi sostenitore di un’estensione dei diritti relativi al welfare.
Nonostante le sue critiche all’austerità, il leder socialista non ha mostrato posizioni antagoniste o scettiche sull’unione monetaria o sull’appartenenza all’Unione europea.
Sanchez si è anche impegnato a rispettare un budget nazionale recentemente negoziato da Rajoy, in grado di alleviare i timori di instabilità economica nell’Ue.
Il quarantaseienne socialista ha promesso di aprire il dialogo con il governo catalano in merito alle richieste sull’indipendenza e ha parlato di una riforma costituzionale per mettere in atto un sistema federalista per mantenere la Catalogna all’interno della Spagna.
Potrebbe essere l’inizio una nuova era per la quarta economia europea, che è stata governata dai conservatori di Rajoy dal 2011, pur se la tenuta di questa maggioranza andrà verificata in futuro.
Le reazioni
“Abbiamo totale fiducia nel nuovo governo e lavoreremo insieme” ha detto una portavoce della Commissione europea, aggiungendo che “abbiamo preso nota dell’impegno preso dal nuovo primo ministro di non modificare il budget – che è un punto importante”.
“Juncker ha detto che non vede l’ora di incontrarlo alla prossima occasione ma non ha specificato una data”. ha precisato la portavoce.
Il presidente del Presidente del Partito Socialista Europeo Sergei Stanishev è ovviamente contento: “Accogliamo calorosamente l’elezione di Pedro Sánchez, un europeista progressista e onesto, a guidare il prossimo governo spagnolo, che si allontanerà dalle politiche di austerità degli anni passati nel suo paese”. “Siamo fiduciosi – ha continuato Stanishev – che, insieme alla nostro famiglia politica, contribuirà a porre fine all’austerità a livello europeo”.