Bruxelles – Una famiglia valdostana di agricoltori biologici, attivi nel settore turistico, ha fatto causa al Parlamento e alla Commissione europei a causa del riscaldamento climatico, che sta provocando danni irreversibili all’area nella quale vivono e alle loro attività.
L’azione legale, presentata dal signor Giorgio Elter di Cogne (Ao) alla Corte di giustizia europea, ha l’obiettivo di denunciare l’inadeguatezza dei target Ue sul contenimento delle emissioni di gas serra – l’impegno è di ridurli entro il 2030 del 40% rispetto ai livelli del 1990 – per prevenire il rischio climatico e tutte le ripercussioni che questo ha sulla qualità della vita, la salute e l’occupazione delle persone.
Cogne si trova nel parco del Gran Paradiso. La famiglia Elter produce alimenti biologici locali, gestisce un piccolo bed&breakfast ed è completamente dipendente dal turismo (in particolare dalle opportunità di arrampicata su ghiaccio della regione). La famiglia non è solo testimone dello scioglimento dei ghiacci, ma anche di cambiamenti significativi della temperatura che, a quanto dice Giorgio Elter, stanno impedendo la fioritura di erbe e piante regionali tipiche di altitudini superiori ai 1500 metri. Di consegenza, gli Elter hanno registrato un calo della produzione, oltre a maggiori costi della stessa, quantificabili come una perdita compresa tra il 20 e il 30% delle entrate.
Anche la loro attività alberghiera, che dipende dall’arrampicata su ghiaccio, è a rischio, perché qualsiasi alterazione della temperatura rende pericolosa l’arrampicata su ghiaccio. “Lo scioglimento dei ghiacciai – ha spiegato Giorgio Elter – che sono la nostra importante riserva di acqua dolce e il nostro unico reddito durante la stagione invernale, non riguarda solo noi, insieme all’aumento della temperatura, causa anche significativi danni alle attività agricole a valle.”
“Questi esempi concreti di come i cambiamenti climatici influenzano la nostra vita quotidiana ci fanno preoccupare per il futuro dei nostri figli”, ha aggiunto l’agricoltore. “Per noi – ha concluso – questa azione legale è molto importante per sensibilizzare i nostri decisori e le istituzioni sovranazionali sulla necessità di adottare azioni e misure più radicali per fermare questi impatti prima che diventino irreversibili e sia troppo tardi per tutti noi”
L’azione della famiglia si somma a quella di altre 9 famiglie europee, residenti in Germania, Portogallo, Romania, Francia, Italia e Svezia. I 10 nuclei familiari chiedono alla Corte di Lussemburgo di riconoscere che “la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà”.
“Siamo spesso abituati a pensare alle conseguenze dei cambiamenti climatici come a qualcosa di molto lontano nel tempo e nello spazio ma le storie di queste famiglie fanno ben comprendere come gli effetti del surriscaldamento del Pianeta siano molto attuali e vicine a noi”, hanno constatato dichiarato Edoardo Zanchini e Fabio Dovana, rispettivamente vicepresidente nazionale di Legambiente – che sostiene l’azione della famiglia – e il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.
“L’Italia sta facendo troppo poco, e troppo lentamente, per ridurre le sue emissioni di CO2, come dimostrano i dati che riportano addirittura un aumento nel settore energetico”, hanno aggiunto i due esponenti di Legambiente.
“Dobbiamo rafforzare l’azione per il clima e innalzare gli obiettivi Ue 2030 in coerenza con l’accordo di Parigi. Legambiente sostiene pienamente l’azione legale della famiglia Elter, che può aiutarci a mobilitare i cittadini e a esercitare una crescente pressione sui governi affinché adottino politiche ambiziose in materia di clima ed energia e perché l’Europa diventi un esempio internazionale”, hanno cocluso Zanchini e Dovana.