Roma – Un altro colpo di scena nella crisi politica che dura ormai da 86 giorni. Tutti si attendevano la lista dei ministri, nella loggia riservata ai giornalisti al Quirinale, dando per scontato che Carlo Cottarelli, presidente del Consiglio incaricato, avrebbe sciolto la riserva sull’incarico con esito positivo. All’improvviso, però, i due Corazzieri che presidiavano l’ingresso dal quale si attendevano le novità se ne vanno. La guardia che smonta è il chiaro segnale che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non è più nello Studio alla Vetrata. A stretto giro è il capo del servizio stampa del Colle, Giovanni Grasso, a informare i cronisti della fine del colloquio. Niente lista dei ministri, stasera. Cottarelli tornerà al Colle domattina.
Contemporaneamente, in Parlamento, iniziano a farsi sempre più insistenti le voci di un ritorno alle urne molto ravvicinato, il 29 luglio prossimo. Secondo ricostruzioni di diversi parlamentari, il mancato annuncio della squadra di governo, in teoria già pronta, prelude a una rinuncia all’incarico da parte di Cottarelli. L’ipotesi è che Mattarella abbia chiesto al premier incaricato di far passare ancora 24 ore per valutare la convergenza espressa da M5s, Lega e Pd in Senato, sull’idea di tornare al voto subito. A pesare nelle considerazioni del presidente, dopo l’annuncio che neppure il Pd voterà la fiducia a Cottarelli, c’è anche il richio di uscire con le ossa rotte da uno scontro istituzionale che lo ha visto bocciare un esecutivo espresso da una maggioranza per proporne uno senza alcuna base parlamentare.
Nello scenario di un ritorno immediato alle urne, Cottarelli rimetterà l’incarico e Mattarella procederà con lo scioglimento delle Camere. Da quel momento dovranno trascorrere almeno 60 giorni per il ritorno alle urne, che potrebbero essere ridotti a 45 se si scegliesse di accelerare ulteriormente i tempi con un decreto che accorci la procedura per il voto degli italiani all’estero. La prima data disponibile diventerebbe dunque il 15 luglio. Senza decreto si andrebbe a votare tra fine luglio e Ferragosto, eventualità che Mattarela vorrebbe comunque evitare.
Il Quirinale comunque esclude si sia parlato di rinunce nel colloquio con Cottarelli. Il diretto interessato, tornato a Montecitorio per proseguire il suo lavoro nell’ufficio che gli è stato messo a disposizione, conferma: ” Stiamo approfondendo alcune questioni sulla lista dei ministri, ma non ci vorrà molto”. I retroscena parlano di un elenco incompleto presentato al Colle. Ci sarebbero difficoltà a trovare figure sufficientemente autorevoli e disposte a lasciare le loro attività per un incarico ministeriale di breve scadenza, senza possibilità di occuparsi di altro se non degli affari correnti, per altro garantendo di non candidarsi alle prossime elezioni.
La mossa dell’incarico a Cottarelli – accolta da un’impressionante impennata dello spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi – rischia di trasformarsi in un boomerang. In serata, intervenendo a un comizio a Napoli, è il leader M5s Luigi Di Maio a offrire in extremis una via d’uscita. Mette da parte l’idea dell’impeachment perché “Salvini non lo vuole” e dunque “non c’è la maggioranza”. Poi prova a riaprire il dialogo con il Colle, “mantenendo una posizione coerente ma collaborativa per riuscire a risolvere l’attuale crisi”. Si mette “a disposizione con una soluzione ragionevole ma coerente con quello che abbiamo fattto fino adesso”. Il problema, spiega, “non è il Quirinale, ma se i ministri li devono scelgiere i cittadini italiani che vanno a votare o qualche agenzia di rating, qualche banca o la Germania”. Di maio se la prende anche con le criticatissime dichiarazioni del commissario europeo al Bilancio Günther Oettinger, “un tizio che non voglio neanche nominare”, il quale “ha detto che i mercati insegneranno all’Italia come votare. Ma come ti permetti! Avevamo espresso un governo eletto dal popolo”, tuona.
“In Parlamento c’è una maggioranza”, dice il capo politico del M5s contando anche sulla disponibilità di Giorgia Meloni a rafforzarla con i 18 senatori e 32 deputati di Fratelli d’Italia. Le alternative sono due: “Fate partire il governo o ridate la parola al popolo italiano”. Poi avverte che “se si va a votare di nuovo, le forze politiche che stavano facendo questo governo prenderanno di più e torneranno a fare lo stesso” esecutivo. L’invito a “chi cerca di sabotare” la nasicta del governo M5s-Lega è di rassegnarsi all’idea. Ma non c’è da preoccuparsi, assicura. “Si rispetti la volontà del popolo, e vedrete poi come lo spread scenderà e i problemi finanziari si risolveranno, perché ci andiamo a parlare con gli investitori e gli raccontiamo che l’Italia la vogliamo salvare, non ammazzare”. Chiede anche ai suoi attivisti di “diffondere le notizie” e di aiutarlo a “smontare questa balla” della volontà di uscire dall’Euro. “Il governo del cambiamento lo volevamo fare anche per rassicuare i mercati”, garantisce. Spetta a Mattarella decidere se riaprire i giochi. Sempre che il leader della Lega, Matteo Salvini, sia disposto a tornare al tavolo resistendo alla tentazione di andare all’incasso delle urne.