Roma – Ancora un’altra giornata per mettere a punto la squadra di governo da proporre al capo dello Stato Sergio Mattarella. Dopo le consultazioni di ieri con le forze parlamentari, il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, incontrerà oggi in mattinata il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, e userà il resto della giornata per stilare la lista dei ministri da portare al Quirinale, forse in serata, dove si recherà per sciogliere la riserva sull’incarico. Proprio sulla lista però, e in particolare sulla casella dell’Economia, è sfida tra Matteo Salvini e il Colle. Il leader della Lega ha concordato con quello del M5s Luigi Di Maio il nome di Paolo Savona, e sembra determinato a difendere la scelta, nonostante Mattarella non gradisca la figura dell’economista che vorrebbe preparare un “piano B” per uscire dall’euro.
Lo scontro si infiamma ieri dopo una diretta Facebook di Salvini che definisce incomprensibile il veto su Savona. Per il Colle è una pressione inaccettabile. Mattarella non tollera e fa trapelare una nota che capovolge la prospettiva: il problema non sono i “presunti veti” del Colle quanto “i diktat” al presidente del Consiglio e al capo dello Stato. La Costituzione affida a loro la partita della composizione dell’esecutivo: il primo propone, il secondo nomina i ministri. “La preoccupazione del Quirinale è che si limiti l’autonomia del presidente del Consiglio”, recita l’irrituale comunicato ‘ufficioso’.
Salvini non si scompone. Savona “è il meglio per dare garanzia all’Italia di poter serenamente tornare a sedersi ai tavoli europei”. Solo a fine giornata, uscendo scuro in volto dall’incontro con il premier incaricato, Salvini concede: “Lasciamo a Conte l’onore e l’onere di proporre i nomi e i ruoli di chi si farà carico di realizzare quello che gli italiani aspettano”. Il tutto dopo un fugace incontro con Silvio Berlusconi. I due si sono appartati in una stanza per qualche minuto, incrociandosi mentre uno usciva e l’altro entrava a colloquio con Conte, e pare si siano rinsaldati i rapporti. Tanto che il leader di Forza Italia rinuncia a una ‘sparata’ televisiva, consegnando a un comunicato la conferma che starà all’opposizione.
Stesso copione per Luigi di Maio. Con Conte “non abbiamo parlato di ministri”, riferisce uscendo dalla consultazione. “La scelta spetta al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica”. Una resa su Savona? Pare di no. Le indiscrezioni danno comunque il nome dell’economista presente nella lista che Conte sottoporrà a Mattarella. Se ci rimarrà fino a fine giornata è da vedere.
Anche se non ha prodotto una lista definitiva dei componenti del governo, la giornata di consultazioni è stata comunque “proficua” per il premier incaricato, che ha visto ampliarsi il perimetro della maggioranza su cui conterà l’esecutivo. Ai 109 senatori del M5s e i 58 leghisti si sommano infatti i due ex del Movimento Carlo Martelli e Maurizio Buccarella – espulsi prima delle elezioni ma intenzionati a votare la fiducia – e altri due del Maie (Movimento associativo italiani all’estero), Ricardo Merlo e Adriano Cario. Il totale fa 171 voti, dieci in più della maggioranza assoluta. Alla Camera, con lo stesso schema, i numeri sono ben più ampi: 352 deputati su 630.
All’opposizione “rigorosa” si schiera Emma Bonino con +Europa. “Gli interessi dell’Italia si difendono in Europa e non contro l’Europa”, dice la senatrice. In sua compagnia c’è il Pd, che con il segretario Maurizio Martina promette una “opposizione determinata, seria, responsabile, di merito”. Più a sinistra, il leader di Leu Pietro Grasso avverte: “Sfideremo il governo in Parlamento sui temi che toccano la vita quotidiana dei cittadini: il diritto al lavoro, la lotta alla precarietà, il contrasto alle diseguaglianze, la sanità pubblica, il superamento della Legge Fornero, il rilancio del Mezzogiorno, un piano verde di investimenti pubblici, i temi dell’ambiente, della sicurezza, della giustizia, i diritti di cittadinanza e le politiche sull’immigrazione”.
Dall’altro lato dell’Emiciclo la situazione è più composita, visto che una delle due formazioni di maggioranza e anche l’azionista di maggioranza della coalizione di centrodestra. Una coalizione che, come in passato, si conferma ‘elastica’. I suoi componenti sono in grado di serrare i ranghi, di mettere tra sé distanze abissali – vedi la dura opposizione della Lega a forza Italia, quando scelse di sostenere i governi Monti e Letta – e di tornare uniti e compatti, soprattutto nelle scadenze elettorali, come nulla fosse successo. Così Forza Italia si prepara a fare opposizione a “un governo che – al di là dei nomi – porta chiarissimo il segno dell’ideologia pauperista e giustizialista dei grillini”. Mentre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, dice all’esecutivo che “può considerarci in maggioranza” sui temi che erano nel programma di centrodestra come flat tax e contrasto dell’immigrazione, mentre voterà contro sulle altre questioni.