Roma – “Con questa votazione diamo il via alla firma del contratto di governo. Ci metteremo al lavoro per formare la squadra. Siamo a pochi passi dal realizzare i punti del nostro programma”. È un Luigi Di Maio trionfante quello che in serata annuncia l’approvazione plebiscitaria del contratto di governo M5s-Lega. Il 94% dei votanti sulla piattaforma online Rousseau, il “sistema operativo” del Movimento 5 stelle, dà l’ok al programma. Su 44.796 votanti, 42.274 hanno detto sì a un esecutivo con il Carroccio, che da parte sua ha dato il via libera all’intesa nel Consiglio federale, in attesa che la decisione, come appare scontato, venga ratificata anche nei gazebo dove saranno chiamati a esprimersi i militanti e gli elettori.
“Non so se andrò a fare il presidente del Consiglio, ma so di aver portato al governo il nostro vero leader: il programma”, esulta ancora Di Maio nel videomessaggio in cui annuncia l’esito della consultazione online. “Con questo plebiscito del 94%”, dice, “portiamo in dote al nostro governo la fiducia degli iscritti al Movimento, che insieme a tutti gli elettori che ci hanno votato il 4 marzo” daranno la forza sufficiente per “realizzare i diritti dei cittadini, soprattutto quelli sociali, che sono stati distrutti dalla cosiddetta sinistra”, accusa.
L’obbiettivo è “lavorare per i prossimi 5 anni” con la consapevolezza che “molta di questa battaglia non si giocherà solo nei ministeri e nel Parlamento in Italia, ma anche in Europa”, avverte il pentastellato. In un altro video, quello in cui invitava gli attivisti a votare il contratto con la Lega, Di Maio spiega: “Il nostro obbiettivo è ridurre il debito pubblico, a differenza di quelli che dicevano di volerlo ridurre e invece lo hanno fatto aumentare”, sostiene riferendosi all’ultimo record raggiunto a marzo scorso. “Ciò significa che la ricetta dell’austerity per ridurre il debito pubblico non ha funzionato”, incalza.
A chi fa “il conto della serva” per valutare le coperture necessarie a realizzare il programma, Di Maio risponde di non sottovalutare “due aspetti: il primo sono i margini che dobbiamo andarci a riprendere in Europa per poter spendere i soldi”. Sottolinea l’importanza della discussione che il consiglio europeo inizierà ad affrontare a giugno sulla proposta di bilancio dell’Ue per il 2021-2027. “Lì ci sono i soldi che dobbiamo portare a casa, visto che diamo 20 miliardi di euro circa ogni anno”. Anche se la cifra è inferiore – quasi 14 miliardi di euro nel 2016, dei quali ne sono però tornati circa 11,5 in finanziamenti europei all’Italia – il capo politico M5s intende sfruttare la posizione di quarto Paese contributore netto dell’Ue. Vuole fare pressione per spuntare un allentamento dei vincoli di bilancio e poter realizzare “investimenti ad alto moltiplicatore”. È questo, spiega, il secondo fattore che produrrà le risorse per attuare reddito di cittadinanza, flat tax, investimenti per l’acqua pubblica e tutte le altre misure del “governo del cambiamento”.