Roma – Discutere in Europa regole e meccanismi per un’uscita concordata dall’euro, per i paesi che lo hanno adottato, e un ‘opt-out’ (possibilità di starne fuori) permanente per chi non fa ancora parte dell’Eurozona. La dirompente proposta – che metterebbe in crisi l’irreversibilità della moneta unica sempre sostenuta dal presidente della Bce Mario Draghi – era contenuta in una bozza del contratto di governo che M5s e Lega stanno discutendo e che oggi potrebbe vedere la luce. Una nota congiunta dei due movimenti, diramata dopo che la bozza risalente al 14 maggio scorso è stata pubblicata dall’Huffington Post, precisa che “la versione attuale non corrisponde a quella pubblicata e molti contenuti sono cambiati”. Proprio sull’euro, prosegue il comunicato, “le parti hanno deciso di non mettere in discussione la moneta unica”. Non è dato sapere, invece, se sia rimasto il punto relativo alla richiesta di stralcio dei titoli italiani che rimarranno alla Bce dopo la fine del quantitative easing. Una misura che alleggerirebbe il debito pubblico italiano di 250 miliardi di euro, ma che è difficilmente praticabile per le enormi resistenze che si genererebbero.
Ad ammorbidire la linea sull’euro sono stati i 5 stelle, che nel contesto politico europeo creatosi dopo le elezioni in Francia e Germania, lo scorso anno, vedono l’opportunità di ridiscutere le regole senza dover ricorrere alla “estrema ratio” di un referendum per abbandonare la moneta unica. Dopo che ieri, per tutta la giornata, M5s e Lega sembravano litigare proprio sui temi europei, tanto che ormai tutti vedevano i segnali di una rottura, un vertice tra Di Maio e Salvini ha sancito Il riavvicinamento. Forse è anche merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) proprio dell’Ue. In particolare dei commissari Dombrovskis, Avramopoulos e Katainen, intervenuti ieri con dei moniti al prossimo esecutivo sul rispetto delle regole di bilancio e con l’auspicio che non cambi la politica migratoria seguita dagli ultimi governi.
Ammesso ci fosse un obbiettivo nelle dichiarazioni degli esponenti dell’esecutivo Ue – il sospetto c’è, considerando che sono stati ben tre a parlare nello stesso giorno dopo due mesi si sostanziale silenzio – l’effetto che hanno ottenuto è probabilmente opposto a quello sperato. Ieri sera, infatti, i due leader di M5s e Lega hanno postato sui rispettivi profili Facebook due messaggi con la stessa reazione, quasi in fotocopia, contro quelle che considerano ingerenze di Bruxelles.
“Attacchi da qualche eurocrate non eletto da nessuno”, per Di Maio, il quale vede “tanta paura, in un certo establishment, per un governo del cambiamento”. Quindi lancia il suo appello al “coraggio”, perché servirà “coraggio per portare l’Italia ai tavoli europei per quello che vale”. In quelle sedi l’intenzione è di rinegoziare i vincoli economici, i quali “vanno rivisti”. Bisogna farlo “dialogando con gli altri Paesi, ma i vincoli vanno rivisti perché è in Europa che si gioca la partita importante per finanziare tutte le misure economiche che ridiano diritti sociali agli italiani”.
Messaggio identico, ma con toni più accesi da parte di Salvini, anche lui convinto che la realizzazione del contratto di governo, “ovviamente, parte da un confronto con l’Unione europea”. “Bisogna andare con onore, con forza, con fermezza e con dignità nei palazzi del potere”, i quali sono “occupati in gran parte da abusivi dell’amministrazione, da sconosciuti alla democrazia, da gente mai eletta da nessuno” ma che pretende di dettare regole.
I commissari europei, dunque, hanno contribuito a ridare slancio alla trattativa. Ora “siamo al tratto finale”, giurava ieri sera Salvini pur ribadendo che se l’accordo fallisce si tornerà alle urne. In verità si voterà anche prima. Non per eleggere un nuovo Parlamento ma, con procedure informali – sulla piattaforma online Rousseau i 5 stelle, nei gazebo in piazza la Lega –, per approvare il contratto di governo che “dovremmo chiudere oggi”, promette il leghista in un nuovo videomessaggio stamane. Un intervento quasi identico a quello di ieri sera, ma con l’aggiunta di un passaggio sullo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, che oggi è tornato a salire. “Provano a spaventaci”, dice Salvini, con “giochini a tavolino della grande finanza” e “soliti grandi trucchetti che non servono più”. Ma, avverte, “più ci attaccano e più mi viene voglia di far partire questo governo”. L’intesa sembra davvero vicina, anche sulla premiership. Salvini conferma la disponibilità al “passo di lato” e Di Maio aggiunge che entrambi sono disposti a restare fuori dalla squadra di governo pur di dare vita all’esecutivo. Un ulteriore elemento che potrebbe favorire il raggiungimento di un accordo che, a questo punto, sembra dipendere più dalla conferma che verrà chiesta agli attivisti di M5s e Lega nel fine settimana.