Bruxelles – In principio era la Cina, con la sovrapproduzione e la vendita sottocosto all’estero. Adesso sono gli Stati Uniti, con le sanzioni economiche contro la Russia che colpiscono il principale rifornitore europea di materiali grezzi. L’Unione europea e i suoi Stati membri sono intrappolati nella rete dell’acciaio e dell’alluminio, i cui prezzi sono saliti alle stelle.
Da anni la Cina minaccia di far crollare i prezzi, per la troppa capacità e soprattutto il dumping praticato. Una scelta che rischia di mettere in ginocchio la siderurgia Ue, che ha risposto con dazi da tutto ciò che è ‘made in China’. Adesso le restrizioni volute dall’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, contro il capo del Cremlino, Vladimir Putin, colpiscono anche Rusal, il principale produttore di alluminio al mondo al di fuori della Cina e principale fornitore europeo. Lo stabilimento Rusal di Limerick, in Irlanda, ha annunciato la chiusura. Un annuncio che sta facendo schizzare alle stelle i prezzi dell’alluminio grezzo dell’ossido di alluminio.
L’impennata dei prezzi delle materie prime rischia di colpire non solo la siderurgia a dodici stelle, ma pure il comparto auto. L’Europa cerca di giocare su entrambi i fronti. Il presidente francese Emmanuel Macron è a Washington per discutere con Trump di acciaio e alluminio. Da una parte si vuole convincere gli Usa a esentare ancora l’Europa da dazi alle importazioni di acciaio (l’esenzione scade l’1 maggio), e dall’altra si vuole ridurre le sanzioni contro la Russia che così fortemente si ripercuotono sull’economia europea.