Dall’inviato a Strasburgo
Strasburgo – La nomina di Martin Selmayr a segretario generale, per come è avvenuta, “mette a rischio la reputazione non solo della Commissione europea ma di tutte le istituzioni dell’Unione europea”. E’ il messaggio dell’Aula del Parlamento europeo all’esecutivo comunitario e soprattutto al suo presidente, Jean-Claude Juncker, responsabile della promozione del suo ex-capo di gabinetto.
Nella risoluzione approvata a larga maggioranza (per alzata di mano), si censura il comportamento dell’esecutivo comunitario, che viene invitato a riconoscere pubblicamente la gravità delle proprie azioni. L’Aula “invita la Commissione a riconoscere che tale procedura e la relativa comunicazione ai media, al Parlamento europeo e all’opinione pubblica in generale hanno inciso negativamente sulla sua reputazione”.
Sono queste le modifiche di rilievo apportate alla risoluzione approvata lunedì scorso dalla commissione Controllo di bilancio. A questo si aggiunge l’emendamento a firma Verdi e Sinistra unitaria (Gue), l’unico approvato dall’Aula tra le proposte di modifica al testo approvato dalla commissione Controllo di bilancio. Per Juncker è un duro colpo politico, visto che anche una parte del Ppe, il gruppo del suo partito politico europeo, ha approvato l’emendamento.
Resta dunque fermo il riconoscimento del fatto che la nomina di Selmayr “potrebbe essere vista come un colpo di mano al limite e forse anche oltre i limiti della legge”, così come viene confermata la richiesta di “riaprire la procedura di nomina per il segretario generale” e dare ad altri “la possibilità di candidarsi”. L’Aula apporta la novità delle ripercussioni in termini di immagine con la richiesta di pubbliche scuse.
Gli emendamenti più duri sono stati respinti. Bocciate le richieste di dimissioni di Selmayr presentate da conservatori (Ecr) ed euroscettici (Efdd), Verdi e Gue, così come le richieste di pubbliche scuse espresse da liberali (Alde) e conservatori. “La nomina di Selmayr a segretario generale della Commissione europea è un abuso di potere di Juncker. Il Parlamento europeo ha fatto finta di contrastarla, mentre avrebbe dovuto prendere una posizione politica forte chiedendo le dimissioni di Selmayr, come richiesto da un emendamento che abbiamo presentato”, dice Marco Valli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle .
Ma chiedere di riconoscere gli effetti nefasti del caso Selmayr implica automaticamente il dover fare ‘mea culpa’. Nei fatti, per la Commissione Ue e il suo presidente Juncker, una vera e propria mozione di censura.
L’esecutivo comunitario riconosce timidamente di aver fatto qualcosa di sbagliato. Pur difendendo l’operato, il commissario per il Bilancio, il tedesco Gunther Oettinger, si dice disposto a “rivalutare, insieme al Parlamento europeo e alle altre istituzioni, in che modo l’applicazione delle attuali regole e procedure può essere migliorata in futuro”. In futuro. Vuol dire che Selmayr resta dov’è. Del resto, sostiene Oettinger, “la Commissione ha seguito tutte le regole, non si è discostata dal suo quadro giuridico interno e dal suo regolamento interno, né è andata contro la prassi esistente”. Non è quello che sostiene il Parlamento, però.