Bruxelles – Mentre sentimenti anti-europeisti serpeggiano nell’Ue, la popolazione del Montenegro ha compiuto, con le elezioni di domenica, una scelta europeista, eleggendo come presidente Milo Djukanovic, leader del Partito democratico dei socialisti (Dps) al governo.
Vincitore tra sette candidati, Djukanovic, ha ottenuto il 54,1% dei voti, superando di oltre 10 punti percentuali il suo principale avversario, lo sfidante filorusso Mladen Bojanic, che ha preso il 33.4%dei voti, su un’affluenza totale del 63,9%.
“Interpreto questo risultato come la determinazione del Montenegro di proseguire sulla strada verso il raggiungimento degli standard europei e della piena adesione del Paese alla Ue” è stato il commento a caldo del neoeletto presidente nella serata di domenica, durante i festeggiamenti per il risultato.
Politico di lungo corso, Djukanovic è stato, negli anni compresi tra il 1991 e il 2016, sei volte premier e una volta presidente del Paese, compiendo una parabola singolare: “nato” politicamente come filo-comunista e filo-serbo, è poi passato a promuovere il distacco da Belgrado, per poi virare decisamente a più ovest, e farsi promotore dell’avvicinamento all’Ue.
Già durante la campagna elettorale, Djukanovic aveva dichiarato che il paese è “alle porte dell’Unione Europea” e che “è tempo di terminare il lavoro che è stato cominciato” etichettando i propri oppositori filo-russi – e intenzionati ad abbandonare le sanzioni contro Mosca alle quali il paese partecipa – “traditori contro l’interesse nazionale”.
Podgorica, storicamente filo-russa, aveva già operato una scelta di campo di rilievo quando, lo scorso anni, aveva optato per l’ingresso nella Nato dopo circa 11 anni di negoziazione, scelta, questa, che aveva spaccato in due il Paese, attirandosi non poche critiche da Mosca.
Il Montenegro è, insieme alla Serbia, in pole position tra i paesi balcanici che vogliono entrare a far parte dell’Unione e, secondo un paper presentato dalla Commissione Ue in preparazione del summit sui Balcani occidentali del maggio prossimo a Sofia, dovrebbe completare il processo entro il 2025.
Tuttavia, l’ingresso del paese è subordinato al raggiungimento di una serie di obiettivi che riguardano, tra le altre cose, dai progressi che il Paese sarà in grado di compiere, in termini di stato di diritto e contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione.
L’Alta Rappresentante Ue per la Politica estera Federica Mogherini, che domani sarà in visita nel Paese, parlando oggi a Lussemburgo ha rivelato che “domani il Collegio (dei commissari dell’Ue) dovrà prendere una decisione importante sul pacchetto allargamento (dei Balcani)” aggiungendo che i Balcani sono “una regione strategica per l’Europa. È Europa anche se non è ancora interamente parte dell’Unione europea”.