Bruxelles – La Francia aveva tutto il diritto di vietare il servizio UberPop e di applicare una multa di 800 mila euro alla società statunitense che lo gestisce, Uber.
Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea il 10 aprile, dopo che l’azienda americana aveva contestato a Parigi la possibilità di adottare leggi restrittive nei suoi confronti senza chiedere il permesso alla Commissione europea.
Il motivo della contesa derivava dalla constatazione del fatto che gli stati membri debbono notificare all’esecutivo comunitario qualsiasi progetto di legge che riguardi le società dell’informazione – alle quali Uber ha sempre dichiarato di appartenere.
Tuttavia, a seguito di quello che i giudici europei hanno stabilito nella causa Uber Spagna dello lo scorso 20 dicembre, la società è da considerarsi a tutti gli effetti come operante “nel settore trasporti” – piuttosto che una piattaforma digitale – e deve sottostare, come tale, alle regole di questo settore.
Soprattutto perchè, secondo la Corte lussemburghese, il servizio UberPop offerto in Francia “è sostanzialmente identico a quello fornito in Spagna”.
Di conseguenza, secondo la Corte, “gli Stati membri possono vietare e reprimere l’esercizio illegale di una attività di trasporto come UberPop” senza dover notificare all’esecutivo comunitario “il progetto di legge che incrimina un tale esercizio”.
Da parte sua Uber ha fatto sapere in un comunicato “è appropriato regolare servizi come Uber e così continueremo il dialogo con le città attraverso l’Europa”.
L’approccio conciliante della compagnia fa seguito a quello analogo adottato in alcune città, dove ha sospeso volontariamente il servizio per venire incontro alla legislazione locale.
Uber è “rea” di aver messo in subbuglio il settore tradizionale dei taxi europeo sin dal 2011.
UberPop, il servizio con il quale conducenti non professionisti sono messi in contatto con persone che desiderano effettuare spostamenti in area urbana, era stato messo fuori legge in Francia nell’estate del 2015, dopo che i tribunali francesi lo avevano giudicato un servizio di taxi illegale.