Bruxelles – Continua senza soste la lotta contro il terrorismo nell’Unione europea. Anche perché, secondo gli esperti, tra cui il belga Jean-Charles Brisard del Centro per l’analisi del terrorismo, la minaccia proveniente dallo Stato islamico non si è ancora ridotta. L’Europa è stata più volte scenario di attacchi terroristici da jihadisti dell’Isis e la Francia è stato il Paese Ue più colpito dagli attacchi, seguito da Belgio e Germania. “L’Unione europea deve adeguarsi ai sistemi e alle strategie dello Stato islamico, in modo da prendere provvedimenti efficaci per contrastarlo” continua Brisard.
Uno dei motivi principali per cui è difficile contrastare il gruppo terroristico dello Stato islamico sono i finanziamenti di cui dispone. I fondi dell’Isis provengono da fonti “poco tracciabili”, spiegano gli esperti. “L’organizzazione terroristica sfrutta le ricchezze del territorio, è perciò autofinanziata”, spiega Brisard, e per questo motivo è difficile trovare un modo efficace per contrastare tali finanziamenti allo Stato islamico. “Siamo di fronte ad un modello economico nuovo” continua l’esperto. Il commissario europeo Pierre Moscovici per gli Affari economici e finanziari ribadisce l’importanza di continuare la “lotta per bloccare le attività finanziarie dei terroristi”, tra cui il narcotraffico, la criminalità organizzata e il saccheggio e la vendita di beni culturali e archeologici provenienti dalla Libia e dalla Siria sul mercato europeo. E’ necessario secondo Moscovici, attuare proposte concrete per combattere la criminalità organizzata e la frode fiscale e “individuare le modalità di finanziamenti per lottare contro i loro progetti”. A livello europeo “l’obbiettivo è dare agli Stati membri nuovi mezzi per contrastare la frode fiscali transnazionale”, spiega Moscovici. In tal modo si riducono le quantità di denaro liquido che raggiungerebbero poi i fondi dello Stato islamico.
Un’altra delle sfide al terrorismo è quella rivolta al problema della radicalizzazione di 60 mila persone presenti in Europa, di cui 20 mila soltanto in Francia. Spesso molti individui non sono schedati perché nuovi membri o adepti con nessun precedente penale. “E’ necessario un lavoro di sicurezza preventiva” spiega Brisard, “la comunicazione e l’azione di sindaci e attori locali è essenziale”.
Continua anche il dibattito sulla propaganda online e sui social media, strumento principale di propaganda dello Stato islamico. L’Unione europea deve prendere misure adeguate alle strategie islamiste che a volte utilizzano solo contatti telefonici e online, tramite messaggi criptati per organizzare le azioni e gli attentati. Uno dei problemi principali che devono affrontare le autorità è quello di intercettare tali comunicazioni talvolta anonime, come succede ad esempio con le carte prepagate. “Quindi questi metodi sono un problema perché non sono rintracciabili” afferma Brisard, che sottolinea la difficoltà di rintracciare tali comunicazioni. “Si riduce il massimale delle carte prepagate ma non si risolve il problema alla radice”.