Secondo l’eurodeputato Zanoni (Alde) le autorità del nostro Paese non dovevano tenere segrete per 16 anni le rivelazioni del pentito di mafia Carmine Schiavone sui rifiuti tossici occultati in Campania Lazio e Molise: “Si potevano limitare i rischi di inquinamento”
Almeno ottocento tonnellate di rifiuti pericolosi, anche radioattivi, occultati illegalmente in Campania, Lazio e Molise. Le autorità italiane sapevano da almeno 16 anni, da quando una audizione del pentito di mafia Carmine Schiavone risalente al 7 ottobre del 1997, aveva rivelato la cosa. Il verbale però è rimasto secretato fino ad ora, fino al 31 ottobre 2013, quando l’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati italiana lo ha reso pubblico. Perché ci è voluto tutto questo tempo?
È la domanda-denuncia che l’eurodeputato Andrea Zanoni (Alde), membro della Commissione Ambiente del Parlamento europeo, ha deciso di porre alle Commissione Ue per fare chiarezza sull’occultamento di ingenti quantità di rifiuti pericolosi in Italia e sulla secretazione delle informazioni da parte delle autorità del nostro Paese: “L’Ue è al corrente dello smaltimento illegale dei suddetti rifiuti? Quali azioni intende intraprendere affinché in Italia vengano rispettate le normative ambientali e di tutela della salute dei cittadini?” chiede Zanoni.
Secondo l’eurodeputato, la “pronta pubblicazione di questo verbale, contenente importantissime informazioni di carattere ambientale, avrebbe potuto limitare i rischi per la salute e ridurre l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere prevenendo i numerosissimi casi di malattie mortali che si sono verificati in queste aree”. Per questo, attacca Zanoni, “ci troviamo di fronte ad una palese violazione delle norme comunitarie in tema di rifiuti, trasparenza delle informazioni in tema ambientale e tutela della salute”.
Un problema di interesse europeo non solo per la violazione della normativa Ue: si sospetta che la provenienza dei rifiuti illeciti coinvolga anche Paesi come Austria e Germania. “Ho chiesto alla Commissione europea di fare luce sull’intera vicenda anche per individuare le responsabilità delle autorità italiane che hanno tenuto colposamente nascosto il verbale Schiavone per ben 16 anni” spiega Zanoni: “I siti dovevano essere resi pubblici per consentire almeno le opere di messa di sicurezza in emergenza per evitare la contaminazione della falda acquifera, del terreno, delle coltivazioni agricole e delle persone”.
L. P.