Bruxelles – È una difesa a tutto campo quella che ha messo in atto il commissario Günther Oettinger nell’audizione al Parlamento europeo sul caso della nomina di Martin Selmayr, braccio destro del presidente Jean-Claude Juncker e suo ex capo di gabinetto, alla carica di segretario generale della Commissione europea. “Il nuovo segretario generale dispone delle qualifiche personali e specifiche per la sua formazione e carriera professionale, ha l’esperienza per la competenza specifica e per la sua intelligenza è adatto a questa nomina”, ha assicurato il tedesco rispondendo alle tante domande dei deputati. A chi gli chiedeva se fosse stata una scelta imposta da Juncker, Oettinger ha risposto: “Non parlerei di diktat”, perché “la decisione non è stata messa in discussione da nessuno”, e quindi, ha ribadito “non si può parlare di diktat”.
Il commissario al Bilancio ha provato anche a convincere i deputati che il presidente non avrebbe neanche voluto trovarsi di fronte alla necessità di nominare Selmayr, ma che anzi avrebbe insistito perché il suo predecessore, Alexandre Italianer, restasse al proprio posto. “Ha provato a convincerlo a rimanere, senza riuscirci, e quando era ormai chiarissimo che Italianer aveva preso la decisione di andare in pensione prima, si è messo a cercare un successore e, fatti tutti i preparativi, ha poi informato Frans Timmermans (il primo vicepresidente, ndr), prima di rendere effettiva la decisione” all’intero Collegio, ha raccontato.
In una situazione come quella, ha continuato Oettinger, “la Commissione può procedere o con trasferimento all’interno dell’organigramma o organizzando selezioni interne o esterne” e negli ultimi 3 anni e mezzo di questa Commissione “il Collegio ha scelto 32 il trasferimento per interesse di servizio”, come con Selmayr, mentre “nelle commissioni precedenti è accaduto 60 volte”, quindi “non c’è nulla di straordinario”. Il commissario ha anche giustificato la presenza del funzionario al Vertice dei leader del Ppe, consueto appuntamento prima del Consiglio europeo, della settimana scorsa. “I leader dovevano discutere di come reagire alle minacce usa sui dazi, e Selmayr era presente in qualità di esperto”, anche se, ha dichiarato ribadendo la tesi già espressa dal servizio dei portavoce, “non era nella sala con i leader ma in una stanza adiacente, insieme ai loro sherpa”.
Ma le risposte del commissario non hanno convinto tutti i deputati. “Ormai è chiaro a tutti che la scelta di Selmayr quale Segretario generale della Commissione europea è stata una nomina politica di Juncker. Vorremmo che Selmayr metta almeno nero su bianco le sue dimissioni a partire dalla prossima legislatura europea. Questo per garantire la possibilità alla successiva Commissione europea di sostituire il segretario generale secondo una procedura più trasparente”, ha chiesto l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Marco Valli. La stessa richiesta è arrivata anche dai socialisti che si sono detti “profondamente delusi dal metodo e dalle attuali regole seguite dalla Commissione europea nella nomina” del segretario generale.