Bruxelles – Una nova tegola cade sulla testa della Commissione Juncker. Dopo l’esplosione del “Caso Selmayr”, il capo di gabinetto del presidente dell’esecutivo europeo promosso in un batter d’occhio alla poltrona più alta tra i funzionari del Berlaymont, ecco che l’Ombudsman europeo, il garante dei cittadini, chiede a Jean-Claude Juncker di rivedere il troppo bonario “via libera” concesso al suo predecessore per assumere la carica di vice presidente della banca Goldman Sachs. Nulla di scorretto, replica la Commissione, “esaminammo la cosa secondo le regole in vigore”.
Dopo un’approfondita inchiesta di un anno basata su tre distinte denunce, la Mediatrice europea, Emily O’Reilly, ha chiesto che l’impiego dell’ex presidente della Commissione Josè Manuel Barroso (esponente anche lui come Juncker del Ppe) presso Goldman Sachs Bank sia rivalutato dal Comitato etico in relazione alla sua compatibilità con gli obblighi di lealtà che sono imposti agli ex membri della Commissione.
O’Reilly ha formulato la raccomandazione, spiega una nota, “ in quanto la valutazione iniziale del comitato etico rispecchiava l’impegno del presidente Barroso a non fare pressioni sulla Commissione. Ciò è stato messo in dubbio da una riunione svoltasi tra il Presidente Barroso e un vicepresidente della Commissione”, il finlandese Jyrki Katainen.
L’incontro fu registrato secondo le norme in vigore a Bruxelles, come un incontro con la Goldman Sachs Bank e quindi ha avuto l’apparenza di un incontro, legittimo, ai fini di lobbismo. Solo che qualche mese dopo Barroso e Katainen hanno affermato che l’incontro fu “privato e personale”.
La Mediatrice ha anche chiesto alla Commissione “di prendere in considerazione l’eventualità di chiedere al suo ex presidente di astenersi dal fare pressione sulla Commissione per un ulteriore numero di anni”, senza precisare quanti.
“Presentare ancora una volta la questione al Comitato etico dimostrerebbe che la Commissione ha preso molto sul serio la preoccupazione dell’opinione pubblica per questa vicenda – si raccomanda O’Reilly – e il danno arrecato all’immagine delle istituzioni dell’Ue, nonostante il duro lavoro e il comportamento etico della stragrande maggioranza delle persone che ci lavorano”. La stragrande, non tutte dice la garante dei cittadini.
Secondo la Mediatrice, “gli ex-commissari hanno il diritto al lavoro post-incarico ma, in quanto ex dipendenti pubblici, devono anche garantire che le loro azioni non compromettano la fiducia dei cittadini nell’Ue. Il nuovo incarico del presidente Barroso ha suscitato una seria inquietudine pubblica, e questo dovrebbe almeno sollevare preoccupazioni all’interno della Commissione in merito all’adempimento all’obbligo di discrezione”.
O’Reilly va fino in fondo nella sua dura reprimenda, e dice anche che “gran parte del sentimento negativo attorno a questo problema avrebbe potuto essere evitato se la Commissione avesse, al momento, preso una decisione formale sull’occupazione di Barroso con Goldman Sachs. Tale decisione avrebbe potuto almeno richiedere all’ex presidente di astenersi dal fare pressioni sulla Commissione per conto della Banca”.
In realtà l’ufficio dell’Ombudsman non è contento neanche per come funziona, in generale, il Comitato etico della Commissione. La sua indagine sul caso Barroso, spiegano a Bruxelles, “ha anche rivelato problemi sistemici relativi al trattamento da parte della Commissione di tali casi e al ruolo del Comitato etico”. Dal primo febbraio 2018 è però in vigore un nuovo Codice di condotta, ma neanche questo funzionerà a dovere: “Contiene alcuni cambiamenti positivi e positivi – afferma l’ufficio del Mediatore – ma deve essere ulteriormente rafforzato”. “Pur essendo benvenuto, il nuovo codice di condotta non impedirebbe che una situazione simile a quella di Barroso si presenti in futuro”, osserva O’Reilly, secondo la quale questa struttura di controllo dovrebbe avere dimensioni più “estese”, avere il potere di agire di propria iniziativa, e il periodo durante il quale gli ex commissari non possono avere rapporti di lavoro, in rappresentanza di enti esterni dovrebbe essere esteso a più anni.
Il portavoce della Commissione Margaritis Skinas risponde spiegando che la Commissione risponderà all’Ombudsman “entro il termine previsto del 6 giugno”. Nel contempo ricorda che “Barroso prese il nuovo incarico dopo il periodo previsto di 18 mesi” di astensione, e che la Commissione, che al tempo “esaminò la questione secondo le regole allora in vigore”, ha ora portato questo periodo “a tre anni”. Per quanto riguarda l’incontro con Katainen Skinas sottolinea che “il vice presidente rese noto il suo incontro con Barroso meno di 24 ore dopo che era avvenuto, caso credo unico per un incontro di carattere privato”. Infine il portavoce rivendica che anche l’Ombudsman ha riconosciuto che “le nuove regole che abbiamo stabilito per il Comitato etico sono più forti di quelle prima in vigore”.