Bruxelles – Il Tribunale di primo grado dell’Ue ha annullato, oggi a Lussemburgo, la decisione con la quale la Commissione europea aveva respinto, il 16 novembre 2015, una richiesta di riesame dell’autorizzazione all’immissione in commercio di prodotti contenenti soia geneticamente modificata. L’autorizzazione degli Ogm era stata concessa dall’Esecutivo comunitario il 24 aprile dello stesso 2015 alle società Pioneer Overseas e Monsanto Europe per ingredienti alimentari e mangimi Ogm.
TestBioTech, un’organizzazione non governativa anti Ogm, aveva chiesto alla Commissione di effettuare un riesame interno delle decisioni di autorizzazione, invocando un regolamento Ue che consente alle organizzazioni non governative di partecipare ai processi decisionali in materia ambientale (“regolamento di Aarhus”). Il riesame, secondo L’Ong, avrebbe dovuto prendere maggiormente in conto l’impatto degli Ogm sullo stato di salute dell’uomo e degli animali come questione di sanità legata allo stato dell’ambiente, visto che i prodotti derivano da piante coltivate.
La Commissione aveva respinto in gran parte la richiesta di TestBioTech, ritenendo sostanzialmente che gli aspetti legati alla valutazione sanitaria degli alimenti o dei mangimi Ogm non potevano essere esaminati nel contesto del regolamento di Aarhus, dal momento che non riguardavano la valutazione dei rischi ambientali, ma piuttosto il settore della sanità.
Ma il Tribunale Ue, chiamato in causa da un ricorso di TestBioTech, ha respinto oggi le argomentazioni della Commissione, stabilendo che l’eventuale impatto degli Ogm sulla salute umana o su quella degli animali può rientrare nell’area delle decisioni riguardanti l’ambiente, e che dunque le Ong possono far valere tali aspetti nell’ambito di una richiesta di riesame fondata sul regolamento di Aarhus.
Il Tribunale osserva che gli Ogm devono essere coltivatoi prima di poter essere trasformati in alimenti o mangimi. E durante la loro coltivazione, ovviamente, gli Ogm fanno parte dell’ambiente naturale. Ne consegue che le disposizioni che, nel regolamento sull’etichettatura degli Ogm, mirano a disciplinarne le conseguenze sulla salute umana o degli animali rientrano anch’esse nel settore dell’ambiente. Questa constatazione si applica indistintamente agli Ogm che sono stati e a quelli che non sono stati coltivati all’interno dell’Unione.
Il Tribunale annulla pertanto la decisione di rigetto della Commissione, il che implica che l’esecutivo Ue dovrà ora pronunciarsi nuovamente sulla richiesta della TestBioTech.
Entro due mesi, comunque, è possibile un ricorso alla Corte europea di Giustizia contro la decisione del Tribunale, ma limitata alle sole questioni di diritto.