Bruxelles – Resta ancora vuota la sedia destinata al presidente della Catalogna. La Corte suprema spagnola ha emesso un verdetto in cui nega a Jordi Sanchez, in carcere dal 16 ottobre con l’accusa di sedizione per la proclamazione dell’indipendenza, di partecipare alla seduta plenaria del Parlamento catalano prevista per questa mattina, in cui avrebbe ricevuto l’investitura come capo del governo regionale. Sanchez, essendo il numero 2 del partito ‘Junts per Catalunya’ che ha vinto le passate elezioni regionali, era stato designato dall’ex presidente Carles Puidgemont come candidato, in un videomessaggio in cui lo stesso Puigdemont dal Belgio annunciava di rinunciare alla presidenza. Adesso il legale di Sanchez ha fatto ricorso alla Corte di Giustia Ue per permettere al suo assistito di essere eletto.
Pablo Llarena, il giudice della Corte Suprema di Madrid che ha emesso la sentenza, ha dichiarato di essersi basato sul fatto che “una volta tornato in libertà, il candidato alla presidenza della regione Catalogna potrebbe reiterare il reato di cui è accusato”. Sanchez è l’unico candidato ad avere l’appoggio di entrambi i partiti separatisti ‘Junts per Catalunya’ e ‘Esquerra Repubblicana’.
Le due forze politiche indipendentiste, sono in accordo solo sul nome di Sanchez, e al momento sono in trattativa per decidere i nomi da destinare alle 500 posizioni legate al nuovo governo, che riguardano, oltre gli alti funzionari, anche lavoratori part time e dirigenti del settore pubblico. Tutto resta in stallo.
Il presidente del Parlamento catalano, Roger Torrent, ha annunciato via Twitter che “saranno battute tutte le strade possibili per difendere i diritti dei deputati e la sovranità della Camera”. A questo proposito, ha sottolineato che l’Europa, “nel nome della Corte europea dei diritti dell’uomo, sarà chiamata a difendere i diritti della partecipazione politica di Jordi Sànchez”.