Bruxelles – Quando parla di abbigliamento si parla italiano. Vestiti e scarpe ‘made in Italy’ sono i più richiesti da uomini e donne di tutta Europa e non solo. Camicie, pantaloni, giacche, gonne, tailleur. E scarpe. Mocassini, scarponcini, ballerine, stivali e stivaletti. Che siano capi estivi, invernali o di mezza stagione, non fa differenza: l’Italia dell’abbigliamento tira. Nel 2017 l’Italia ha esportato più di chiunque altro tra i Paesi dell’Ue. Un totale di 26,6 miliardi di euro di prodotti da indossare e sfoggiare, che fa della Penisola il leader del mercato a dodici stelle. Il ‘made in Italy’ vale un quinto (19%) di tutto l’export dell’Unione europea.
Le grandi firme italiane sono state vendute in tutto il mondo. In Europa, naturalmente. Ma pure negli Stati Uniti, in Russia e in Giappone, tra i principali acquirenti extra-europei di indumenti ‘made in Eu’ e, di conseguenza, ‘made in Italy’.
Agli italiani piace vestirsi, ma non solo di tricolore
L’abbigliamento tricolore è richiestissimo all’estero, ma lo è anche in patria? I dati Eurostat non aiutano a stabilirlo. Tra tutti i popoli dell’Unione europea, quello italiano è senza dubbio tra quelli che amano di più investire in vestiti e scarpe di ogni genere. Il 6,2% di tutte le spese sostenute da nord a sud della Penisola è riservata al guardaroba. E’ il terzo valore più alto dopo quello di Estonia (6,8%) e Portogallo (6,3%). Ma non è detto che tutto quello che finisce negli armadi e nei cassetti sia esclusivamente ‘made in Italy’. L’Italia è il quinto Paese dell’Ue per import di capi di abbigliamento (17,5 miliardi di euro nel 2017), e gli italiani, al momento di fare shopping, potrebbero preferire prodotti stranieri. Una questione di gusti e anche di soldi, dati i costi ridotti che spesso contraddistinguono la moda concorrente. E’ il caso di vesti e calzature provenienti da Cina e Bangladesh, principali Paesi da cui l’Ue importa per allestire le vetrine.
I love shopping a Budapest. Per il made in Italy meglio lo shopping in vacanza
Non tutti gli indumenti sono uguali, e non è una questione solo di tessuti, di lavorazione o di stagione. E’ anche una questione di listini. Uno stesso vestito viene venduto a prezzi diversi a seconda del mercato. Bulgaria, Ungheria e Polonia sono gli Stati membri dell’Ue dove si paga meno per vestirsi. Si paga, per l’esattezza, rispettivamente il 21%, il 15% e il 12% in meno rispetto alla media europea. Sconti normali senza il bisogno di attendere il periodo di saldi. Una gita breve in una di queste capitali può dunque diventare un’occasione per acquisti ‘made in Italy’ d’occasione.