Bruxelles – Sembra che l’Italia stia facendo un buon lavoro nel combattere la corruzione e avere una maggiore trasparenza. Secondo l’ultimo indice di percezione di corruzione di Transparency International, l’Italia sta facendo notevoli progressi, classificandosi 54° su 180 Paesi analizzati. Stati come l’Ungheria e Romania invece, sono scesi in graduatoria. Nell’insieme, l’Unione europea sta facendo progressi per contrastare la corruzione: sette Paesi membri tra cui Svezia e Danimarca sono tra i primi dieci paesi con meno corruzione e tredici tra cui Germania e Paesi Bassi entrano nella top venti.
La classifica annuale dell’Indice di percezione della corruzione si basa su vari sondaggi e indagini sulla corruzione che comprendono valutazioni sulle condizioni economiche e la verifica di situazioni di corruzione nei vari Paesi. La classifica viene formulata comparando i vari paesi su una gamma di indicatori, stabilendo poi un punteggio per ogni Stato da 1 a 100, con 1 per i Paesi più corrotti e 100 per quelli più trasparenti e puliti.
Vince la classifica mondiale dell’indice la Nuova Zelanda con un punteggio di 89 su 100, seguita da Danimarca con 88 e Finlandia con 85 su 100, a pari merito con Norvegia e Svizzera. I Paesi invece che hanno il punteggio più basso sono nella media quelli dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia centrale. Siria, Sudan e Somalia si classificano come Paesi più corrotti con punteggi rispettivamente di 14, 12 e 9.
Nell’ambito europeo si riscontra una caduta nella classifica da parte dell’Ungheria rispetto agli anni precedenti, perdendo ben 10 punti rispetto al 2012, segnando un punteggio di 45. All’ultima posizione dello Stato più corrotto dell’Ue troviamo per la terza volta consecutiva la Bulgaria, che attualmente detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Lo stato ha stabilito un punteggio di 43 su 100, appena al di sotto dell’Ungheria con 45, Romania con 48, Grecia con 48 e Croazia con 49.
Per quanto riguarda l’Italia, i progressi sono tangibili: il punteggio è salito da 42 nel 2012 a 50 nel 2017, classificandosi 54esima nell’indice mondiale. Dal 2012 dunque la situazione è nettamente migliorata, l’Italia in questi anni ha scalato ben 18 posizioni. “Nonostante la corruzione rimanga un problema serio in Italia, sono sempre di più le strutture e istituzioni adibite a contrastarla”, afferma la ricerca di Transparency International. Infatti sono state emanate quattro leggi a tal riguardo, sulla protezione dei whistleblowers, necessità di una maggiore trasparenza e lotta contro il riciclaggio di denaro.
Quest’anno l’indice di corruzione ha messo in evidenza il fatto che la maggior parte dei Paesi, specialmente quelli dell’Africa, Europa dell’Est e Asia centrale stiano facendo pochi o nessun progress nella lotta contro la corruzione. Analisi più approfondite hanno rivelato che giornalisti e attivisti rischiano la loro vita ogni giorno nel tentativo di denunciare tali comportamenti scorretti.
I Paesi in cui i giornalisti e whistleblowers sono più a rischio sono quelli in cui non c’è libertà di stampa ed espressione e in cui le organizzazioni non-governative tendono ad avere alti livelli di corruzione. In un Paese altamente corrotto, almeno un giornalista a settimana viene assassinato. L’analisi comprendente i dati dalla Commissione per la protezione dei giornalisti mostra che negli ultimi sei anni 9 giornalisti su 10 sono stati uccisi in Paesi con un punteggio inferiore a 45 nell’indice.