Bruxelles – L’Unione europea esprime “preoccupazione” per le “vittime civili e le conseguenze umanitarie delle operazioni della Turchia in Siria nella regione di Afrin”. Parlando al termine della riunione informale del Consiglio Esteri, l’Alto rappresentante Federica Mogherini, ha puntato il dito contro l’operazione delle truppe di Recep Tayyip Erdogan, che con la scusa della lotta al terrorismo sta conducendo una dura offensiva contro i combattenti curdi dell’Ypg, l’Unità di protezione popolare.
“Abbiamo discusso le operazioni della Turchia, avviate recentemente in Afrin”, ha detto Mogherini e sebbene, “come Stati Membri e come Ue, riconosciamo legittime le preoccupazioni di sicurezza” della Turchia “abbiamo chiarito come Ue che l’obiettivo delle operazioni militari deve continuare a essere il Daesh e le organizzazioni terroristiche listate dall’Onu”. L’Alto rappresentante ha precisato che l’Ue ha ribadito questa posizione al ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.
Ad Ankara intanto proseguono i colloqui tra il segretario di Stato degli Usa Rex Tillerson, il presidente Erdogan e il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu. Lo scopo della visita di Tillerson è scongiurare uno scontro armato tra Usa e Turchia, visto che Instanbul, nonostante i richiami internazionali, non sembra indietreggiare nel territorio dell’Afrin, dove cerca di strappare il controllo ai combattenti curdi dell’Ypg, alleati degli Stati Uniti nella lotta anti-Isis.
Stando alla stampa ufficiale turca, l’incontro sarebbe durato circa tre ore ed Erdogan avrebbe detto “chiaramente” al segretario Usa quali sono le sue aspettative sulla Siria e sull’Iraq. È stato un colloquio davvero inusuale: a fare da interprete il capo della diplomazia di Instanbul, Cavusoglu.
Intanto a Roma domani in favore dei curdi siriani ci sarà una manifestazione della Fiom, il sindacato degli impiegati e degli operai metallurgici. “La Fiom, da sempre al fianco della resistenza curda, domani manifesterà a Roma perché torni la libertà per il popolo curdo, per i prigionieri politici in Turchia, e per il leader Abdullah Ocalan, di cui non si hanno più notizie da due anni”, si legge sul sito ufficiale del sindacato che afferma che “bisogna fermare l’aggressione militare turca ad Afrin e in Rojava e garantire il rispetto dei diritti umani e civili della comunità curda”.