Bruxelles – Poca voglia di mettersi veramente, in modo serio, attorno al tavolo. Sull’immigrazione prevale l’approccio emotivo ed emozionale a fini elettorali. Un gioco doppiamente pericoloso, che non risolve il problema e ne crea un altro, quello di un maggiore populismo in giro per l’Europa. “L’immigrazione resterà una sfida ancora per molti anni”, ricorda il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che insiste sulla necessità di “trovare una soluzione che assicuri la gestione dei futuri flussi migratori” che inevitabilmente si produrranno. Quello che va evitato è continuare a respingere strategie comuni. “Dobbiamo – secondo Tusk – porre fine alle emozioni distruttive che ruotano attorno allo schema di ricollocamento”, il meccanismo per cui gli Stati membri accettano di ripartirsi tra loro, al proprio interno, i richiedenti asilo in arrivo nei Paesi in prima linea, in particolare Italia e Grecia. “Bisogna porre fine alle emozioni distruttive, in quanto continuano ad alimentare il populismo e dividere l’Europa”.
Un tema toccato da Tusk in occasione della sua visita a Vienna con il cancelliere Sebastian Kurz. L’Austria non è tra i Paesi ‘teneri’, al contrario ha minacciato di chiudere il passo del Brennero e presidiarlo militarmente per fermare i migranti. Dall’1 luglio gli austriaci assumeranno la presidenza di turno del Consiglio Ue, e quello della sicurezza e della lotta all’immigrazione irregolare è uno dei punti nell’agenda politica per il semestre. Tusk vorrebbe però riuscire a portare a casa un accordo sul sistema comune di asilo, entro il 30 giugno al più tardi, possibilmente anche prima. “Se la questione migratoria non sarà risolta dai ministri nei prossimi mesi, dovremo trovare una soluzione al vertice del Consiglio europeo di giugno”. Tusk continua a ripetere che un accordo è sempre e ancora “possibile”, ma a Est puntano i piedi e gli stessi austriaci hanno in programma un incontro di alto livello il 20 settembre. Quando negli auspici di Tusk tutto o quasi dovrebbe essere risolto. O magari no.