Bruxelles – Lo scandalo scoppiato in Grecia secondo cui la multinazionale farmaceutica Novartis avrebbe pagato tangenti a importanti politici del Paese “è un complotto bugiardo volto a colpire la democrazia e le sue istituzioni” e i testimoni “sono degli abbietti bugiardi in maschera”. Si difende così Dimitris Avramopoulos, commissario Ue all’Immigrazione, dalle accuse avanzategli dalla magistratura greca, di aver accettato tangenti dalla multinazionale farmaceutica Novartis, quando era ministro della Salute (2006-2009) sotto il governo di Kostas Karamanlis.
Secondo il dossier in possesso del pubblico ministero, oltre Avramopoulos, altri 9 membri del governo greco tra il 2009 e il 2015 sarebbero stati implicati in un giro di corruzione, che non solo avrebbe agevolato l’ingresso nel mercato greco delle medicine del colosso svizzero ma avrebbe anche permesso che fossero vendute a prezzi eccessivamente elevati. Tra gli accusati anche il governatore della banca di Grecia ed ex ministro del Tesoro Yannis Stournaras, e l’ex primo ministro popolare Antonis Samaras.
Nell’aprile del 2017 il Parlamento ateniese aveva aperto un’indagine su presunte irregolarità del ministero della Salute. A detta del governo guidato da Alexis Tsipras, gli esecutivi precedenti capeggiati da socialisti e da popolari, avrebbero permesso agli appaltatori di riempire in maniera esagerata di medicine e attrezzature, le strutture ospedaliere statali in cambio di mazzette.
Le affermazioni “indeboliscono la democrazia e le istituzioni”, ha detto Avramopoulos oggi in una conferenza stampa ad Atene, ritenendosi comunque “fiducioso” sul fatto che l’ “attività criminale” sarà “portata alla scoperto”.
Avramopoulos ha dichiarato di aver presentato un procedimento legale contro la magistratura e ha invitato la Corte Suprema (che deve valutare l’inchiesta per decidere se revocare l’immunità parlamentare ai politici coinvolti e permettere al potere giudiziario di procedere) a fare in modo che siano identificati testimoni anonimi che avrebbero “montato” lo scandalo Novartis. “Questo caso non mi tocca, non si riferisce a me”, ha ribadito il commissario, descrivendo la vicenda come “una calunnia che coinvolge falsi testimoni in maschere”.
L’Fbi aveva messo sotto torchio la multinazionale farmaceutica 2014, scoprendo che aveva pagato tangenti per incrementare le vendite di alcuni dei suoi prodotti negli Stati Uniti. Norvatis è stato costretto a pagare una multa di 390 milioni di dollari e tre anni dopo, nel marzo 2017, dovette pagarne un’altra di 25 milioni di Cina dove fu protagonista di un altro scandalo.