Rinviato in commissione il testo che invitava gli Stati membri ad estendere il diritto di fecondazione assistita anche a single e lesbiche. Battaglia tra i gruppi politici
L’Europa non è pronta rimuovere gli ostacoli all’aborto ed estendere il diritto alla fecondazione assistita anche a single e lesbiche. Dopo un duro scontro, la plenaria ha rimandato in commissione parlamentare una risoluzione non vincolante molto libertaria in tema di diritti sessuali e riproduttivi, che era stata approvata a larga maggioranza dalla commissione diritti delle donne. Il testo, preparato dalla socialista portoghese Edite Estrela, non avrebbe comportato obblighi per gli Stati membri, ma questo non è bastato a placare le polemiche.
Al centro del testo la richiesta di rimuovere tutti gli ostacoli al diritto all’aborto come, ad esempio, l’obiezione di coscienza, una pratica estremamente diffusa, precisa il rapporto allegato alla risoluzione: in Slovacchia, Ungheria, Romania, Polonia, Irlanda e Italia sono stati segnalati casi in cui quasi il 70% di tutti i ginecologi e il 40% degli anestesisti oppongono l’obiezione di coscienza alla possibilità di eseguire aborti. Si tratta, denuncia il testo, “di ostacoli evidentemente in contrasto con le leggi sui diritti umani e con le norme mediche internazionali”.
Non solo, nel testo anche la richiesta agli Stati membri di “permettere anche alle donne non sposate e lesbiche di beneficiare di trattamenti di fertilità e servizi di procreazione assistita”. Fermo invece il No alla “maternità surrogata”, cioè la pratica dell’utero in affitto, che viene definita come una “mercificazione sia dei corpi delle donne che dei bambini”. E ancora, tra le raccomandazioni, quella di sviluppare l’educazione sessuale nelle scuole per aiutare gli adolescenti a “trovare il proprio orientamento e l’identità sessuale”.
Il rinvio in Commissione, proposto dal conservatore britannico Ashley Fox è stato approvato a strettissima maggioranza (351 voti favorevoli, 319 contrari e 18 astenuti) e anche dopo il voto le polemiche non hanno accennato a placarsi. La decisione è stata influenzata “dalla pressione degli attivisti pro-Life”, denuncia il gruppo dei Socialisti e democratici. “I conservatori vogliono che i diritti delle donne tornino indietro di 30 anni. E questo non è accettabile”, ha commentato la relatrice Estrela.
Se non facciamo attenzione “questo sarà un assaggio di quello che succederà nella prossima legislatura” mette in guardia la presidente della Gue, Gabi Zimmer: “Rischiamo di vedere un dibattito ancora più intollerante sui diritti fondamentali in un parlamento di populisti di destra”, commenta.
Esulta invece la destra, deputati italiani compresi: la risoluzione “aveva il preciso obiettivo di incidere sulla mentalità e la cultura dei cittadini, facendo passare messaggi in nome del progressismo e del permissivismo a tutti i costi, che andavano e vanno contro il concetto di vita e di famiglia”, commenta Sergio Berlato (Ppe). “Pericolo scampato” contro un testo che contiene “una serie di affermazioni assurde e paradossali in primis una condanna, neanche troppo velata, al diritto di un medico ad opporsi, come obiezione di coscienza, all’aborto”, esulta il leghista Claudio Morganti.
Il campione italiano storico della lotta contro l’aborto, Carlo Casini, ora eurodeputato, è soddisfatto: “Il rinvio del voto sulla risoluzione Estrela ha espresso il fastidio prevalente del Parlamento europeo per la continua insistenza dell’area vetero femminista che ogni mese ripropone le stesse questioni a favore dell’aborto e del matrimonio omosessuale”, dice il presidente del Movimento per la vita. “L’altissima maggioranza che ha respinto l’emendamento che avrebbe capovolto i pessimi contenuti della proposta dimostra, purtroppo, che il lavoro da compiere in Europa per difendere la vita è davvero grande, ma con il rinvio in commissione il Parlamento europeo ha detto che è ora di finirla con il metodo obliquo, arrogante, sostanzialmente ingannatorio e scorretto con cui le questioni bioetiche vengono presentate continuamente al dibattito parlamentare”, continua. “Spero che il voto di rinvio – aggiunge Casini – abbia voluto manifestare un’inquietudine di fondo dei parlamentari che, se pure non hanno contrastato nel merito la risoluzione, non hanno voluto neppure, almeno in questo momento, discuterne”.
Ma il dibattito esce anche dai confini dell’aula: “l’Ue non deve interferire con decisioni che non ricadono nella sua sfera di competenza” commenta lapidaria una nota della commissione dei vescovi della Comunità europea (Comece). Gli ecclesiastici “deplorano” il fatto che, a pochi mesi dalle elezioni europee, il report messo ai voti possa avere confuso i cittadini europei sulle competenze dell’Unione.
Letizia Pascale