Bruxelles – A decidere in quale città spostare da Londra l’Agenzia europea per il farmaco dopo la Brexit sono stati i governi dell’Ue, anche se con il tanto discusso sistema dell’estrazione a sorte. Questa regola, comunque, se la diedero da soli. Dunque è vero quanto spiega oggi il portavoce di Jean-Claude Juncker: “La decisione non è stata presa dalla Commissione”.
E’ anche vero, ha continuato Margaritis Schinas, che la Commissione “non ha fatto shorlist”, ha solo analizzato le candidature ed ha elencato pregi e difetti di ognuna. Ad esempio stabilì che Atene, Bonn, Sofia, Varsavia e Zagabria non davano garanzie circa la continuità operativa dell’agenzia. Il problema è che questo è esattamente anche il caso di Amterdam, indicata di fatto (anche se una ‘classifica’ non fu compilata) tre le candidate migliori, tra quelle cioè che più rispondevano ai criteri necessari, tra i quali: trasporti, scuole, edilizia residenziale. E continuità operativa, cioè uffici disponibili, la cosa che proprio ieri il capo dell’Ema ha detto che non potrà esserci perché si dovranno fare due traslochi, non essendo l’edificio individuato per la nuova sede ancora pronto. Dunque si dovrà stare per un po’ (chissà quanto) in una sede che, ha avvertito, è in grado di ospitare solo la metà dei 900 dipendenti. Guido Rasi ha proprio detto che: il “doppio trasferimento ci costringerà a investire più risorse e prolungherà la nostra modalità di ‘pianificazione della continuità operativa’, il che significa che ci vorrà più tempo per tornare alle nostre normali operazioni”.
“Ci è stato chiesto di fare una valutazione sulle candidature, cosa che abbiamo fatto”, dice oggi Schinas con un tono che non vorrebbe ammettere repliche. Senza neanche lontanamente ammettere che, forse, la valutazione della Commissione è stata fatta in maniera per lo meno imprecisa o non incisiva per quanto concerne la continuità operativa (in sostanza si rilevava solo, per la sistemazione provvisoria, che non c’erano informazioni sulla disponibiltà di alcuni tagli di locali, sull’area di reception e si sottolineava la mancanza di alcuni ‘dettagli’ sugli uffici), viziando forse, e qui è il problema più grande, la decisione dei governi. Come dimostra anche il voto finale a sorteggio, Amsterdam e Milano erano considerate sostanzialmente due candidature della stessa qualità.
Invece la città olandese non è neanche in grado di dare un ufficio decente ai 900 dipendenti di Ema.