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    Home » Politica Estera » Meloni strappa a Trump la promessa di incontro con l’Europa. Ma sui dazi nessuna novità

    Meloni strappa a Trump la promessa di incontro con l’Europa. Ma sui dazi nessuna novità

    La premier italiana sposa il trumpismo contro l'ideologia woke e l'immigrazione e rassicura Washington sull'aumento delle spese militari. In cambio, tanti elogi e un sì ad una visita a Roma "nel prossimo futuro". Oggi Meloni farà il punto della missione con von der Leyen

    Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    18 Aprile 2025
    in Politica Estera
    meloni trump

    US President Donald Trump meets with Italian Prime Minister Giorgia Meloni in the Cabinet Room of the White House before luncheon, in Washington, DC, on April 17, 2025 (Photo by Brendan SMIALOWSKI / AFP)

    Bruxelles – Mantenere la linea europea e sposare contemporaneamente il pensiero della Casa Bianca. Nel più difficile degli equilibrismi, la premier italiana Giorgia Meloni rientra da Washington forte degli elogi di Donald Trump nello studio ovale, con in tasca un sì del tycoon ad una visita a Roma. “Il presidente Trump – recita il comunicato finale congiunto – ha accettato l’invito del primo ministro Meloni a recarsi in visita ufficiale in Italia nel prossimo futuro. Si sta inoltre valutando la possibilità di organizzare, in tale occasione, un incontro tra Stati Uniti ed Europa”.

    Questo al costo di mostrarsi totalmente allineata al fanatismo del presidente americano su ideologia woke e immigrazione, e facendosi piccola piccola quando si passa al dossier più caldo, quello dei dazi commerciali.

    Poteva andare meglio, ma poteva anche finire molto peggio. Dopo Emmanuel Macron e Keir Starmer, Meloni è la terza leader del vecchio continente ad essere ricevuta da Trump, ma la prima dopo lo strappo di Washington sui dazi. E, a conti fatti, è riuscita più degli altri a svolgere quel ruolo di pontiere che rivendicava da mesi, grazie alla sua indiscutibile affinità politica con Trump, che l’ha elogiata affermando che “sta facendo un lavoro fantastico” e che “ha conquistato l’Europa”. In uno scambio di carinerie, Meloni ha preso in prestito lo slogan trumpiano riadattandolo a “Make western great again” e non ha forzato la mano sulla questione dei dazi, limitandosi a mostrare ottimismo sulla possibilità che le due sponde dell’Atlantico trovino presto un accordo.

    Possibilmente a Roma, in occasione di un viaggio del presidente americano che secondo Meloni potrebbe avvenire “nel prossimo futuro” e che – a seconda degli umori di Trump – potrebbe includere anche altri leader europei. In realtà, nell’ormai abituale ‘one man show‘ davanti ai cronisti nello studio ovale, Trump ha sottolineato che “le tariffe ci stanno facendo ricchi” e che sui dazi non cambierà idea, sicuro che “non avremo grandi problemi a raggiungere un accordo con l’Europa o con chiunque altro, perché abbiamo qualcosa che tutti vogliono”.

    Giorgia Meloni e Donald Trump nello Studio ovale della Casa Bianca (Photo by Brendan SMIALOWSKI / AFP)

    Di concreto, non c’è molto di più. D’altronde, come ribadito più volte da Bruxelles, le negoziazioni sulle barriere doganali le conduce la Commissione europea. Non c’è spazio per fughe in avanti, che sarebbero una vera e propria pugnalata alle spalle delle altre cancellerie del vecchio continente. Anche se Meloni un piccolo strappo l’ha dato, suggerendo che “dovremmo acquistare più gas dagli Stati Uniti“. Un tema che Trump vuole mettere sul tavolo dei negoziati e che Bruxelles preferirebbe invece tenere separato.

    Diverso il discorso sulle spese militari, competenza nazionale, su cui Trump stuzzica Meloni e l’Italia, uno degli otto Paesi dell’Alleanza atlantica ancora al di sotto del 2 per cento del Pil. “Non abbiamo parlato di limiti massimi a cui può spingersi l’Italia, ma del fatto che il nostro Paese manterrà gli impegni. Al vertice dell’Aia (della Nato, ndr) di fine giugno noi arriveremo al 2 per cento. Siamo una nazione seria“, ha rassicurato la premier. Sull’Ucraina invece, mentre Trump ha ribadito di “non essere un fan” di Zelensky, Meloni non si discosta dalla linea europea e afferma: “Credo ci sia stata un’invasione e che l’invasore fosse Putin. Ma oggi quello che è importante è che insieme vogliamo lavorare per arrivare a una pace giusta e duratura”.

    Se Meloni può esultare per essere riuscita indubbiamente a mantenere aperto un dialogo al massimo livello con gli Stati Uniti, di certo il bilancio del primo incontro con un leader europeo dopo l’escalation – ora congelata – sui dazi è positivo anche per Trump. La premier italiana, nonostante l’Ue tutta sia stata bistrattata dall’alleato americano, è stata accondiscendente su tutto: sull’acquisto di gas dagli Stati Uniti, sulla possibilità di rivedere le imposte sui colossi del digitale a stelle e strisce, su maggiori investimenti diretti negli Usa.

    Fino a che punto questa linea morbida fosse stata concordata con Bruxelles, non è dato saperlo. La Commissione europea ha affermato che Ursula von der Leyen è stata in stretto contatto con Meloni nei giorni precedenti alla visita. Ed oggi le due leader hanno avuto un nuovo colloquio telefonico per tracciare un bilancio dell’incontro. “E’ stata una buona telefonata”, fanno trapelare fonti a Bruxelles, e si precisa che intanto da parte Ue i contatti con gli Usa “continuano a livello tecnico”.

    Tags: dazi commercialidonald trumpgiorgia meloniue-usa

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