Bruxelles – Il Partito popolare europeo (Ppe) è “l’ancora della stabilità” in Ue. Parola del suo capo-padrone, il bavarese Manfred Weber, uno dei profili di maggior rilievo della politica comunitaria. Presentando l’imminente congresso di Valencia, il leader dei cristiano-democratici ha ribadito che il nemico del suo partito sono i leader populisti e autoritari che non difendono gli interessi europei, anche se poi non disdegna i loro voti a Strasburgo.
“La sfida principale per noi non è competere al centro politico“, ha dichiarato stamattina (9 aprile) Manfred Weber durante una conferenza stampa al quartier generale del Ppe, poco distante dalla sede dell’Eurocamera, bensì “competere contro i populisti” e respingere quella che definisce “l’ondata autoritaria” che si sta ingrossando nel Vecchio continente.
Il 52enne bavarese (contemporaneamente presidente del partito pan-europeo e del gruppo parlamentare del Ppe a Strasburgo) ha spiegato che “in Polonia, in Ungheria, in Italia, in Germania e in molti altri Paesi combattiamo ogni giorno contro gli autocrati e i populisti per difendere la nostra Europa“, tenendo fede ai tre princìpi cardine indicati dai cristiano-democratici durante la campagna elettorale per le europee dello scorso giugno: “Lavoriamo solo con chi è pro-Ue, pro-Ucraina e rispettoso dello Stato di diritto“.

In realtà, le numerose collaborazioni del Ppe con le destre radicali all’Europarlamento – soprattutto coi Patrioti (PfE) e coi sovranisti (Esn) – in quella che è stata ribattezzata “maggioranza Venezuela” sembrano indicare una certa disponibilità di Weber ad interagire anche con chi quei tre criteri non li rispetta. Di tale torsione si lamentano da tempo diverse delegazioni dei Popolari, a partire da quella polacca (la seconda del gruppo, con 23 deputati sui 188 totali), che denuncia il crollo del cordone sanitario contro l’estrema destra in Aula.
Singolare anche l’inclusione dell’Italia nella lista di Stati membri in cui i Popolari starebbero combattendo contro le forze populiste e autoritarie. Al governo a Roma c’è la Lega di Matteo Salvini, che a Strasburgo condivide i banchi dei Patrioti con Viktor Orbán e Marine Le Pen. A chi gli chiede se tra i leader appena scherniti (tra cui proprio l’ungherese e la francese) ci sia anche il vicepremier italiano, il capo-padrone del Ppe risponde evasivamente che “ci sono tanti leader populisti in Europa“, accennando un ghigno.
Il problema, ragiona il leader bavarese, è che “i populisti stanno svendendo i nostri interessi“, ad esempio sulla questione dei dazi doganali imposti da Donald Trump. Al contrario, la premier Giorgia Meloni e l’altro suo vice, Antonio Tajani (membro del Ppe), “lavorano nella prospettiva di difendere gli interessi dell’Europa” tentando di mantenere aperto il dialogo con la Casa Bianca ma senza opporsi alle contromisure tariffarie dell’Ue, con le quali Bruxelles dimostra “la propria disponibilità ad agire senza però avviare alcun tipo di escalation“.
Sulla questione cruciale della difesa europea, Weber appoggia “completamente” il piano ReArm Europe di Ursula von der Leyen. Ma lamenta che “non siamo ancora integrati in questo settore, non ci difendiamo l’un l’altro come in un blocco”. In un’insolita convergenza con le rimostranze della segretaria del Pd italiano Elly Schlein, il re dei Popolari europei ammonisce circa il fatto che “stiamo perdendo la possibilità di creare un vero pilastro europeo della difesa“.

L’evento odierno in casa Ppe era dedicato anche alla presentazione del congresso del partito, in calendario per il 29 aprile a Valencia, dove non ci saranno altri candidati oltre a Weber per tenere il timone dei cristiano-democratici. Per una tragica ironia, la comunidad autonoma guidata dal Partido popular (Pp) è stata teatro di una devastante alluvione lo scorso autunno: quell’episodio aveva innescato forti frizioni nella politica spagnola, riverberatesi anche a livello europeo con il fuoco incrociato di Popolari, Conservatori e Socialisti sui commissari designati Teresa Ribera e Raffaele Fitto.
Oggi affianco a Weber c’era Alberto Núñez Feijóo, presidente del Pp. I due hanno annunciato la candidatura di Dolors Montserrat, attualmente eurodeputata e vicepresidente del gruppo Ppe all’Europarlamento, alla carica di segretario generale dei Popolari europei, sempre a Valencia. Feijóo si è dichiarato “orgoglioso che il Pp possa fornire il numero due all’interno del Ppe” in quanto terza delegazione per grandezza (22 deputati), e ha comunicato che spetterà alla delegazione spagnola sostituirla alla vicepresidenza del gruppo.
Montserrat avrà il compito di contribuire all’elaborazione della nuova strategia del partito per i prossimi tre anni. Quello di segretario generale sarà un ruolo “molto più politico”, assicura il bavarese: un cambiamento che fa parte del suo progetto di “politicizzare l’Ue“, rendendola meno burocratica e più accessibile ai cittadini. Per questo, ha osservato, “ci serve una narrazione per il futuro“, capace di fornire una “direzione” agli elettori.