Bruxelles – “Il piano A è impegno a negoziare e il piano B è la risposta“, non solo mirata ma pure più muscolare. Quando si parla di dazi e reazione alle politiche degli Stati Uniti, per l’Unione europea la chiave è “una risposta graduale”, sottolinea Michał Baranowski, sottosegretario per lo Sviluppo economico della Polonia, Paese con la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, al termine della riunione dei ministri responsabili per il Commercio convocata per discutere l’immediato futuro delle relazioni commerciali con Washington. L’Unione europea preferisce “una soluzione negoziata che spazzi via il rischio di guerre commerciali” con le ripercussioni economiche e le perdite di lavoro del caso, “questo è quello che ognuno vuole”, e in tal senso si lavorerà.
Nella strategia Ue, tra piano A e piano B, c’è una lista di prodotti mirati che la Commissione dovrà definire nelle prossime ore per imporre – a partire dal 15 aprile – i primi contro-dazi europei. Alcuni prodotti alimentari (soia, curry, carne di tacchino, salsicce di fegato), alcune categorie di elettrodomestici (forni e stufe) e prodotti simbolo (Harley Davidson e pick-up) potrebbero finire nella ‘lista nera’ europea del ‘made in USA’ da colpire.

Sefcovic precisa che la Commissione è pronta a lavorare con la Casa Bianca per un primo mercato libero transatlantico almeno per cinque grandi categorie: auto, industria e prodotti farmaceutici, acciaio e alluminio, legname e semiconduttori. Ma nell’idea sottoposta all’amministrazione Trump già il 19 marzo, ci sono anche plastica, chimica e macchinari. Su questo, come sul resto, l’Ue non molla: “Siamo pronti a negoziare non appena gli Stati Uniti lo vorranno“, sottolinea il commissario per il Commercio.

“Dobbiamo riprendere a impegnarci con la Repubblica popolare cinese”, riconosce Sefcovic. “E’ tempo di spazzare dal tavolo parte dei problemi esistenti”, insiste in quello che potrebbe servire come ulteriore leva per scardinare la politica commerciale aggressiva di Trump. Le tensioni euro-atlantiche in materia commerciale non eliminano quelle già esistenti con Pechino, tradotte in pratica con i dazi Ue sull’auto elettrica prodotta in Asia, ma possono essere l’occasione per l’Europa di superarle in risposta alle restrizioni americane.