Bruxelles – “La Norvegia è un membro della famiglia europea. La nostre cooperazione ci rende più forti”. Con queste parole, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha accolto oggi (7 aprile) il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Støre. Sul tavolo, il sostegno all’Ucraina, il rafforzamento dell’industria della difesa e i dazi statunitensi. Crisi e periodi straordinari che riavvicinano un’altra volta Oslo a Bruxelles, e che potrebbero cambiare la travagliata storia dell’adesione della Norvegia al club europeo.
Il Paese scandinavo ha chiesto per la prima volta di entrare nell’Ue nel 1967, avviando i negoziati di adesione. Tuttavia, il popolo norvegese ha respinto l’ingresso nei 27 con due referendum, il primo nel 1972 e il secondo nel 1994, dopo una seconda richiesta nel 1992. Da allora, la richiesta di Oslo è rimasta congelata ma non ritirata, e il paese maggior produttore di petrolio e gas d’Europa rimane strettamente ancorato all’Ue perché parte dello Spazio economico europeo (SEE) e dell’area Schengen. “Negli ultimi mesi”, di fronte alle nuove sfide, “ci siamo incontrati o abbiamo parlato quasi tutte le settimane“, ha dichiarato il premier e leader del partito laburista norvegese Støre ai cronisti in un punto stampa con von der Leyen.

In particolare, la necessità di rispondere in modo coordinato al terremoto provocato dall’imposizione dei dazi trumpiani – del 15 per cento alla Norvegia, del 20 per cento all’Ue -, rinsalda ulteriormente i legami tra Oslo e Bruxelles. “L’Ue è di gran lunga il nostro partner commerciale più importante, il 70 per cento delle nostre esportazioni è destinato al mercato interno. Faremo di tutto per contribuire all’integrità di questo mercato“, ha affermato Støre, assicurando che la Norvegia “seguirà chiaramente la risposta” che metterà in campo l’Unione europea.
La presidente dell’esecutivo Ue ha sottolineato inoltre che, in materia di difesa, “la Norvegia potrà partecipare all’approvvigionamento congiunto” proposto con lo strumento Safe (il fondo Ue da 150 miliardi per prestiti agevolati agli Stati membri), e che “le industrie norvegesi saranno trattate come le industrie dell’Ue“. I due leader hanno poi valutato i progressi sull’attuazione della Green Alliance firmata nell’aprile 2023: “Stiamo trasformando le parole in realtà attraverso progetti concreti, dall’eolico offshore all’idrogeno e alla cattura e stoccaggio di carbonio”, ha insistito von der Leyen. Annunciando di essere d’accordo per “accelerare il coordinamento tra Norvegia, Stati membri e le nostre aziende per avviare e far funzionare ancora più progetti”.
Nel lungo tira e molla tra il blocco europeo e Oslo, i fattori esterni hanno sempre giocato un ruolo rilevante per ravvivare il discorso su un’eventuale adesione. Ed ora, a cinque mesi dalle elezioni parlamentari, il dibattito potrebbe lentamente riaprirsi. Nel novembre scorso, a trent’anni dal secondo referendum che bocciò l’ingresso l’Ue, diversi sondaggi di opinione hanno mostrato un lento ma costante aumento della quota di persone favorevoli all’adesione. L’opposizione all’adesione sarebbe diminuita dal 70 per cento del 2016 fino al 46,7 per cento del 2024. Contemporaneamente, il sostegno a unirsi al blocco Ue è aumentato di circa 20 punti percentuali, fino al 35 per cento della popolazione norvegese.
La guerra russa in Ucraina e le crescenti preoccupazioni per la sicurezza nazionale, le minacce di Trump alla Groenlandia e il rinnovato interesse per la regione artica, passando per il futuro del settore petrolifero nazionale, per l’agricoltura e la pesca, fino ai più recenti dazi. Tutte crisi che mettono in dubbio l’efficacia dellla sola partecipazione allo spazio economico europeo per proteggere la popolazione norvegese. Peraltro, essere parte del SEE impone alla Norvegia di adottare un grande numero di regolamenti decisi dall’Ue senza poter incidere in alcun modo sulla loro scrittura e approvazione.
In un’intervista al Financial Times, la leader dell’opposizione al governo centro-laburista di Støre, Erna Solberg, ha dichiarato che i conservatori preferirebbero “avere voce in capitolo” piuttosto della situazione attuale di mero adeguamento alle norme europee. “Se si aprirà una finestra per presentare domanda, lo faremo. Credo che la Norvegia sarebbe un paese migliore se fossimo membri dell’Ue”, ha aggiunto. Il discorso sull’adesione ha fatto nuovamente capolino, e potrebbe divenire uno dei temi principali – e più divisivi – della campagna elettorale verso le elezioni dell’8 settembre.