Bruxelles – In caso di un disimpegno statunitense dal Vecchio continente, un’ampia maggioranza degli europei accetterebbe un aumento dei bilanci per la difesa all’interno dell’Ue. Ci sono i soliti distinguo, ovviamente: a influenzare le risposte sono soprattutto la geografia e l’appartenenza politica, con un interessante effetto ottico che restituisce l’immagine di un ferro di cavallo, dove gli estremi di destra e sinistra sono più vicini tra loro che non al centro.
Più di due europei su tre sono d’accordo anche con contromisure doganali di Bruxelles in risposta ai dazi di Washington, le quali dovrebbero scattare la prossima settimana. Meno nette, invece, le posizioni circa un potenziale invio di truppe in Ucraina e quelle sull’equilibrio tra Green deal e crescita economica.
Riarmo europeo e guerra d’Ucraina
Stando all’ultimo sondaggio dell’istituto Polling Europe, che ha raccolto le risposte fornite da oltre 5mila cittadini nei Ventisette durante il mese di marzo, quasi tre europei su quattro si dicono favorevoli ad un aumento delle spese militari nazionali nel caso in cui lo zio Sam smettesse di garantire la sicurezza continentale. Cioè approvano, di fatto, lo spirito del piano ReArm Europe targato Ursula von der Leyen che scioglie le briglie ai governi per indebitarsi autonomamente senza limiti.
Il 39 per cento sostiene che le cancellerie dovrebbero aumentare “fortemente” i loro bilanci per la difesa, mentre il 34 per cento preferirebbe un “leggero” aumento, per un totale del 73 per cento. La differenza rispetto al marzo dell’anno scorso, quando alla Casa Bianca c’era ancora Joe Biden, è marginale (72 per cento dodici mesi fa). D’altra parte, un quinto degli intervistati ritiene che non dovrebbe esserci alcun aumento mentre il 7 per cento vorrebbe vedere al contrario una riduzione dei budget nazionali per la difesa.

Se si guarda alla distribuzione delle preferenze su base geografica, si nota che l’Italia è l’unico Stato membro tra quelli esaminati ad avere una maggioranza assoluta (seppur risicata, al 51 per cento) di intervistati contrari ad un aumento delle spese militari. Per tutte le altre aree, le percentuali di favorevoli sono superiori alla media: 79 per cento in Germania e nel nord Europa, 76 per cento in Francia, Spagna ed Europa centro-orientale.
A livello di divisioni politiche, i più convinti fautori del riarmo continentale sono senza dubbio gli elettori dei liberali di Renew (87 per cento) e dei Popolari (86 per cento), seguiti da chi vota Socialisti (77 per cento) e Conservatori (75 per cento). Al contrario, i più scettici sono coloro che si riconoscono nella Sinistra e nei sovranisti dell’Esn: il 42 e 32 per cento, rispettivamente, ritiene che non vadano aumentate le spese dei Ventisette per la difesa.
Il quadro diventa più sfumato per quanto riguarda il potenziale invio di truppe europee in Ucraina come forza di monitoraggio di un’eventuale tregua (cioè come peacekeepers, anche se va sottolineato che non è di questo che stanno parlando i cosiddetti “volenterosi” guidati da Emmanuel Macron e Keir Starmer). Il 45 per cento degli intervistati sarebbe favorevole, contro il 35 per cento dei contrari.

La Spagna è il Paese più convinto (64 per cento di favorevoli), mentre l’Italia è quello più scettico (49 per cento di contrari). A livello politico, a guidare il fronte “interventista” sono ancora i liberali (56 per cento) seguiti da cristiano-democratici e social-democratici (entrambi al 55 per cento), mentre i “pacifisti” sono di nuovo nelle aree estreme dell’ultradestra sovranista e della sinistra radicale (59 e 44 per cento di contrari rispettivamente), seguite dai nazionalisti dei Patrioti (42 per cento).
Dazi e controdazi
Anche sulle questioni economiche gli europei hanno opinioni discordanti. Dopo lo shock (peraltro ampiamente annunciato) dei dazi doganali imposti dall’amministrazione di Donald Trump, più di due terzi degli intervistati da Polling Europe (il 67 per cento) è d’accordo con l’adozione di contromisure da parte di Bruxelles, anche a costo di un aumento dei prezzi dei beni di consumo colpiti. In disaccordo meno di un quinto, il 19 per cento del totale.
A livello nazionale, la Francia e la Spagna sono le più accanite sostenitrici dei controdazi europei (78 e 76 per cento di favorevoli rispettivamente), mentre le più fredde sono Germania e Italia, due Paesi tradizionalmente votati all’export al di là dell’Atlantico (23 e 22 per cento di contrari).

Il consenso alle contromisure tariffarie dell’Ue regge soprattutto al centro dello schieramento politico: il 77 per cento degli elettori socialisti è favorevole, seguito dal 75 per cento dei liberali e dal 74 per cento del Ppe. I meno entusiasti dell’idea di un’escalation commerciale con Washington sono i simpatizzanti delle varie destre dell’Eurocamera: il 34 per cento di chi vota per partiti affiliati all’Esn, il 26 per cento degli elettori conservatori e il 20 per cento di quelli dei Patrioti.
Sempre con riguardo alle relazioni economiche Ue-Usa, il 68 per cento degli intervistati ritiene che i Ventisette debbano investire di più in “tecnologia” per affrancarsi dalla dipendenza nei confronti dell’alleato a stelle e strisce (soprattutto spagnoli e francesi, al 75 e 74 per cento), mentre solo il 12 per cento (tra cui il 17 per cento dei tedeschi) sostiene che possiamo continuare ad affidarci alle tecnologie d’oltreoceano.
Politiche ambientali
Infine, il tema più controverso sembra essere il Green deal e l’effetto delle normative ambientali sulla salute dell’industria europea. Per più di un cittadino su tre (34 per cento), le regole green ostacolano la crescita, mentre il 30 per cento ritiene al contrario che non siano abbastanza rigide e non proteggano a sufficienza l’ambiente.

Nel primo gruppo ci sono soprattutto tedeschi e cittadini dell’Europa centro-orientale (40 e 37 per cento rispettivamente), così come gli elettori delle destre più e meno radicali (55 per cento dei sovranisti, 47 per cento dei Conservatori e 45 per cento dei Patrioti). Tra chi vorrebbe invece norme più stringenti ci sono soprattutto italiani e spagnoli (36 e 34 per cento), mentre a livello politico questa risposta spopola tra i simpatizzanti dei Verdi (53 per cento) e della Sinistra (47 per cento).
Un quinto degli intervistati sostiene poi che l’equilibrio raggiunto dalla legislazione a dodici stelle sia soddisfacente. Tra questi, le percentuali più alte si registrano in Spagna e in Germania (22 e 21 per cento), così come tra chi vota Renew, Ppe ed S&D (28, 26 e 25 per cento rispettivamente), il che ha un suo senso dato che la maggior parte della legislazione europea è stata elaborata proprio da queste forze politiche.
Di questi e altri temi legati alla Difesa si parlerà il 15 aprile a Roma nell’evento della serie Connact “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale“.