Bruxelles – Secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, manca trasparenza nei finanziamenti dell’Ue concessi alle Ong. Nonostante i miglioramenti osservati, sostiene la relazione, le informazioni sui finanziamenti dell’Ue aggiudicati alle Ong operanti nell’ambito delle politiche interne rimangono inesatte e incomplete. La Commissione europea, secondo lo studio, “non ha comunicato in modo adeguato talune attività promozionali (come quelle di lobbying) finanziate dall’Ue e non sono attivamente eseguiti controlli per assicurare che le Ong finanziate rispettino i valori dell’Unione, la quale risulta pertanto esposta a un rischio reputazionale”.
Arriva così altra benzina da mettere nel fuoco di quelle forze politiche come il Ppe che, in particolare nel Parlamento europeo, accusano le Ong, segnatamente quelle ambientaliste, di praticare oscuri processi di lobby.
Grazie alle Ong e ad altre organizzazioni della società civile i cittadini possono partecipare all’elaborazione di politiche dell’Ue democratiche attraverso un dialogo continuo, che deve essere trasparente. Per poter chiedere conto ai decisori pubblici del loro operato, “i cittadini – afferma la Corte in una nota – devono sapere a chi e per quale scopo sono concessi i fondi, nonché in che modo sono utilizzati e se i destinatari dei fondi rispettino i valori dell’Ue”.
“La trasparenza è fondamentale per assicurare la partecipazione credibile delle ONG all’elaborazione delle politiche dell’UE”, ha affermato Laima Andrikienė, il Membro della Corte responsabile della relazione. “Tuttavia, nonostante si osservino alcuni progressi dall’ultimo audit da noi condotto – continua -, il quadro rimane poco chiaro, poiché le informazioni sui finanziamenti alle Ong, anche per le attività di lobbying, non sono né attendibili né trasparenti”.
Tra il 2021 e il 2023 alle Ong sono stati aggiudicati 7,4 miliardi di euro nell’ambito delle politiche interne dell’Ue relative, ad esempio, alla coesione, alla ricerca, alla migrazione e all’ambiente. Di questo ammontare, 4,8 miliardi di euro sono stati concessi dalla Commissione e 2,6 miliardi di euro dagli Stati membri. Tuttavia, tali cifre andrebbero considerate con cautela, poiché non esiste una visione d’insieme attendibile dei fondi dell’UE versati alle Ong, avvertono gli auditor. Le informazioni sono pubblicate in modo frammentario, il che ostacola la trasparenza, impedisce di stabilire se i fondi dell’Ue siano eccessivamente concentrati su un numero limitato di Ong e limita la comprensione del loro ruolo nelle politiche dell’Unione.
Sebbene la Commissione abbia compiuto progressi nella raccolta di informazioni sui finanziamenti concessi, secondo la Corte “permangono debolezze nelle modalità di divulgazione delle stesse. Inoltre, gli Stati membri “non monitorano né riferiscono in merito ai finanziamenti e i miglioramenti normativi attesi non imporranno loro di riferire in merito ai pagamenti”.
Nei vari paesi dell’Ue, la definizione di Ong varia ed è raramente sancita dalla legislazione nazionale. Nel 2024 l’Ue le ha definite in sostanza come organizzazioni indipendenti dal governo e senza scopo di lucro. Sebbene si tratti di un passo nella giusta direzione, la definizione da sola non può garantire che le Ong siano correttamente classificate nel sistema di trasparenza finanziaria dell’Ue, sostiene la Corte. Ciò è dovuto al fatto che le entità si autocertificano come Ong e la Commissione non verifica aspetti importanti del loro status (ad esempio, se un governo eserciti un’influenza significativa sui loro organi direttivi o se una di loro persegua gli interessi commerciali dei propri membri). A titolo di esempio, un grande istituto di ricerca è stato classificato come Ong benché il suo organo direttivo fosse composto esclusivamente da rappresentanti del governo.
Secondo la Corte “la Commissione non ha divulgato in modo chiaro le informazioni di cui disponeva riguardo alle attività promozionali delle Ong finanziate tramite sovvenzioni dell’Ue. Inoltre, è stato solo durante l’audit della Corte che la Commissione ha pubblicato orientamenti in base ai quali le convenzioni di sovvenzione non dovrebbero imporre ai destinatari di esercitare attività di lobbying nei confronti delle istituzioni dell’Ue”. Inoltre, i gestori di fondi dell’Ue non cercano proattivamente potenziali violazioni da parte delle Ong. Mancano anche controlli sulle fonti di finanziamento in grado di fornire informazioni utili su “chi c’è dietro” le Ong, sostiene la relazione.
La relazione di audit esamina programmi dell’Ue come il Fondo sociale europeo Plus, Horizon Europe, AMIF e LIFE e valuta la situazione in Stati membri differenti. Fa seguito alla richiesta del Parlamento europeo di una maggiore trasparenza nei finanziamenti dell’Ue, anche alle Ong, alla luce del loro importante ruolo nell’elaborazione di politiche democratiche.
Reagisce in tempo reale il presidente della commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo Niclas Herbst (Ppe) secondo il quale “la Corte dei conti conferma le nostre critiche sul finanziamento delle Ong. Mancano trasparenza e controllo per verificare se queste condividano i nostri valori europei. Non esiste ancora una panoramica completa dei finanziamenti”. Secondo Herbst “persino il termine Ong non è inteso allo stesso modo dalla Commissione, dai suoi partner e dalle autorità degli Stati membri. L’elenco delle Ong nel Sistema di Trasparenza Finanziaria, il più importante strumento di trasparenza per i beneficiari di primo livello dei fondi Ue, non è ancora abbastanza rigoroso e si basa su autodichiarazioni”.