Bruxelles – I dazi a stelle e strisce continuano a minare la stabilità delle borse di tutto il mondo. Dopo che ieri sera il presidente americano Donald Trump aveva definito lo shock borsistico mondiale una “medicina” necessaria per la crescita statunitense, questa mattina (7 aprile) prima in Asia, e poi in Europa, le borse sono partite in caduta libera, seguendo il tracollo iniziato con l’annuncio dei dazi americani del 2 aprile al resto del mondo.
I mercati finanziari europei hanno aperto la settimana in pesante discesa, dopo aver chiuso il 4 aprile la peggiore ottava dal marzo 2020. Sulla scia del crollo di Wall Street di venerdì (con una perdita totale del valore di 5 trilioni di dollari nel mercato azionario globale) e delle borse asiatiche per le tariffe di Trump, i listini europei sono di nuovo scivolati pesantemente: il Dax di Francoforte ha perso il 10 per cento, il Cac 40 di Parigi il 6,6 per cento, l’indice Ftse Mib di Milano il 7,6 per cento. Pesanti anche Londra, che perde il 5,2 per cento, e Madrid (-4,66 per cento). Il mercato finanziario inglese sembra reggere meglio, complice la minore entità dei dazi ( 10 per cento). In tre ore di contrattazioni sono stati bruciati 890 miliardi di euro. L’indice Eurostoxx 50, che riguarda le 50 maggiori compagnie europee, si avvia a scendere di circa il 4 per cento, il punto più basso degli ultimi 16 mesi. La banca tedesca Deutsche ha già messo in guardia i suoi clienti, mentre la svizzera Swissquote Bank ha parlato di “bagno di sangue“.
In particolare a Milano, sopraffatta dall’ondata di vendite in scia per effetto delle tariffe americane, crollano i bancari in borsa: il Ftse Mib perde il 7,6 per cento a 32.050 punti con perdite sopra il 12 per cento per Bper, Popolare Sondrio, dell’11 per cento per Mps, del 10 per cento per Banco Bpm e Unicredit. Tra gli altri Fineco perde l’8,7 per cento, Mediolanum il 9,7 per cento, Intesa il 9 per cento. Tra i titoli che hanno avviato le contrattazioni, Generali perde il 7 per cento, Ferrari il 7,95 per cento, Eni il 6,9 per cento.

I mercati asiatici, dove è cominciata la tempesta di stamattina, hanno visto Shangai aprire in calo di quasi il 4,5 per cento e di oltre il 7,3 per cento in chiusura, e Tokyo di oltre 7,8 per cento in chiusura, mentre Seoul ha registrato la peggiore seduta dall’agosto 2024 (-5,6 per cento). La borsa di Taiwan ha registrato la peggiore perdita mai segnalata dal listino di Taipei, chiudendo in calo al 9,7 perr cento e con l’indice Taiex che brucia 2,065 punti. E’ importante segnalare che l’Isola aveva già annunciato di non voler rispondere alle tariffe americane con ulteriori dazi.
In scia ai contro-dazi cinesi al 34 per cento sull’import dall’America annunciati venerdì in risposta alle tariffe di Trump sul made in China (sempre al 34 per cento), la borsa di Hong Kong crolla come mai dopo la crisi del 1997, con l’indice Hang Seng che cede il 13,22 per cento e i titoli bancari e tecnologici falcidiati. Mentre la tensione si alza Pechino ha chiesto di negoziare con Washington, come ha ribadito su Facebook il portavoce del ministero degli esteri cinese Gue Jiakun nel finesettimana: “E’ il momento che gli Stati Uniti smettano di agire in modo sbagliato e risolvano le divergenze con i partner commerciali attraverso una consultazione paritaria“. Stamattina un altro portavoce ha palesato l’irritazione dei cinesi, alzando il tono della conversazione: “Gli Usa stanno cercando un’egemonia in nome della reciprocità, sacrificando gli interessi legittimi di tutti i Paesi per servire i propri interessi egoistici e dando priorità all’America rispetto alle regole internazionali. Questo è tipico unilateralismo, protezionismo e bullismo economico, minacce e pressioni non sono il modo migliore per negoziare con la Cina”.
Negli Stati Uniti gli investitori hanno cominciato ad accusare il presidente Trump del disastro sui dazi, da Bill Ackman a Stanley Druckenmiller, sottolineando il rischio di inflazione e decrescita economica e chiedendo un intervento della Federal reserve. A Wall Street l’indice Vix (conosciuto anche come “l’indice della paura”), che misura la volatilità e l’incertezza del mercato, ha quasi raddoppiato stamattina assestandosi sui 60 punti (il livello più alto dallo scoppio della Pandemia nel 2020). Crollano ancora le criptovalute negli Stati Uniti, dove il Bitcoin ha cancellato quasi completamente i guadagni ottenuti dalla vittoria elettorale di Donald Trump all’inizio di novembre. La capitalizzazione totale di tutte le criptovalute è scesa del 10 per cento a 2,54 trilioni di dollari, secondo i dati CoinGecko. Ethereum è crollato a 1,5 dollari, minimo infragiornaliero dall’ottobre 2023.