Bruxelles – “Sabato 5 aprile saremo in piazza con migliaia di cittadini per suonare la sveglia a quest’Europa della guerra e delle armi”. Lo annuncia la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, spiegando che oggi (2 aprile) “ha votato con coerenza e orgoglio contro i due rapporti votati in Aula sulla politica estera e di difesa. Quest’ultimo, in particolare, è un inno alla guerra che chiede ai Paesi membri di preparare le famiglie e i giovani con esercitazioni e iniziative che facciano partecipare la società civile a questo sforzo bellico”.
Secondo la delegazione pentastellata è “vergognosa inoltre l’approvazione dell’emendamento del Ppe che accoglie con favore il piano RearmEU della Commissione europea, che stanzia ben 800 miliardi per l’escalation militare e porterà a dolorosi tagli alla spesa sociale e agli investimenti. Noi abbiamo vottao no al testo finale anche perché contiene questo emendamento”.
“Anche il rapporto McAllister su politica estera e sicurezza comune è il capolavoro dei doppi standard – affermano i parlamentari -: non si citano mai le violazioni dei diritti umani commesse dai coloni israeliani in Cisgiordania, né tanto meno le violazioni del diritto internazionale che Israele ha portato avanti con le invasioni di Gaza, del Libano e delle Alture del Golan in Siria”.
Sulla guerra in Ucraina invece “il testo finge che non ci siano state le ultime interlocuzioni di pace tra Usa, Russia e Ucraina e continua – afferma la nota della delegazione – nella sua retorica bellicista e a sostenere l’invio di armi fino a quando l’Ucraina non sconfiggerà sul campo la Russia”.
Gaetano Pedullà, vicecapodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo a proposito della votazione di oggi nota poi che “ancora una volta sulla politica estera e di difesa le forze di governo si dividono, stavolta non in due tronconi ma addirittura in tre. Fratelli d’Italia in modo pilatesco si astiene su entrambi i testi votati al Parlamento europeo, la Lega vota contro, Forza Italia a favore. La maggioranza non esiste più. Giorgia Meloni ne prenda atto”.