Bruxelles – Maggioranza di governo frazionata in tre e opposizione divisa. E’ la spaccatura che si è consumata a Strasburgo sul voto alle risoluzioni sul report annuale sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune europea (Pdsc) e sul report annuale sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune (Pesc) approvate entrambe oggi dal Parlamento europeo.
Certo, la creazione di ‘maggioranze a geometrie’ variabili all’Eurocamera è quasi una prassi, ma questa volta avviene su un tema tanto sensibile e delicato come quello della difesa europea. Che, se da un lato scompagina gli schieramenti conosciuti, dall’altro ne forma altri. In questo caso, ai due testi hanno detto sì Forza Italia e il Partito democratico – con le eccezioni di Cecilia Strada e Marco Taquinio contrari al documento sulla difesa e astenuti sulla politica estera – no Lega, Movimento 5 Stelle (M5s) e Alleanza Verdi Sinistra (Avs), mentre Fratelli d’Italia si è astenuta.
“Sulla politica estera e di difesa comune i tre partiti di governo hanno tre posizioni diverse”, ha commentato il capo delegazione del Pd, Nicola Zingaretti. “In Italia non esiste una maggioranza politica sulla politica estera. Fino ad ora questo tema è stato vissuto in uno scontro quotidiano tra due vicepresidenti del Consiglio che hanno a loro volta una posizione diversa da quella della presidente del Consiglio. Da oggi è sancito anche da un voto nell’Europarlamento”, ha aggiunto. Per il capo delegazione il tema riguarda la “sicurezza nazionale” e la divisione “sta danneggiando non poco il nostro Paese in termini di autorevolezza e di serietà nei rapporti con gli altri Stati europei e anche nei rapporti con gli Stati Uniti d’America. Semplicemente perché non esistiamo”. Mentre “il Partito democratico, dentro un dibattito vivace e a parte i due indipendenti, ha votato compatto a favore delle risoluzioni su questi temi e nella battaglia emendativa abbiamo espresso la nostra netta contrarietà a come Ream Europe è stato presentato e ad altri punti che non condividiamo”.
Di tutt’altro tenore è la posizione del Movimento 5 stelle che rivendica di aver “votato con coerenza e orgoglio contro i due rapporti“. Il testo sulla difesa “è un inno alla guerra che chiede ai Paesi membri di preparare le famiglie e i giovani con esercitazioni e iniziative che facciano partecipare la società civile a questo sforzo bellico”, mentre il rapporto sulla politica estera “è il capolavoro dei doppi standard: non si citano mai le violazioni dei diritti umani commesse dai coloni israeliani in Cisgiordania, né tanto meno le violazioni del diritto internazionale che Israele ha portato avanti con le invasioni di Gaza, del Libano e delle Alture del Golan in Siria” e “sulla guerra in Ucraina finge che non ci siano state le ultime interlocuzioni di pace tra Usa, Russia e Ucraina”.
Per il co-presidente dei conservatori al Parlamento europeo, l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, invece, il problema della diversità di voto tra i partiti di maggioranza non esiste. “Zingaretti attacca i partiti del centrodestra che però non stanno insieme in maggioranza al Parlamento europeo”, ma “sono in tre gruppi diversi e votano in modo diverso in base alla linea del gruppo di appartenenza. Esattamente come accade per Pd e M5s che, infatti, sono in gruppi diversi al Parlamento europeo”, ha commentato.
In generale, però, nessuna famiglia politica ha tenuto compattamente un’unica postura. Ad esempio, guardando alla cosiddetta maggioranza Ursula, si vede che i tre schieramenti di popolari, socialisti e liberali, pur supportando massicciamente la risoluzione sulla difesa, hanno registrato dei voti discordi: 4 voti contrari e 8 astensioni nel Ppe; 6 no (tra cui Strada e Tarquinio) e 3 astensioni nel gruppo S&D; solo 4 astensioni in Renew Euope. Più marcata la separazione dentro Ecr, con 39 astensioni, 14 sì e 23 no. Tra i Verdi si sono registrati 36 a favore, 8 contrari e 7 astensioni. Sebbene in modo preponderante contrari (74), anche i Patrioti per l’Europa, dove siede la Lega, hanno contato 7 astenuti. Si vedono poi una astensione tra i no dell’Europa delle Nazioni sovrane e un sì, della deputata finlandese Merja Kyllönen, nella Sinistra.
Nella relazione sulla politica estera e sicurezza comune (Pesc), approvata con 378 voti a favore, 188 contrari e 105 astensioni, il Parlamento avverte che la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina mina la sicurezza europea, destabilizzando e minacciando il vicinato in Europa orientale e i Balcani occidentali. Rispetto alla situazione in Medio Oriente, invece, i deputati si dicono “preoccupati” per quelle che definiscono “crescenti tensioni” e chiedono all’Alta rappresentante della politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, di elaborare una strategia globale dell’Ue per la regione e di rafforzare la presenza europea sul campo. In questo contesto, l’Aula accoglie con favore la prospettiva di un ritorno dell’Autorità Palestinese a Gaza ed esprime sostegno all’Alleanza Globale per l’attuazione della soluzione a due Stati. Il testo, però, evidenzia anche preoccupazione “per la rapidità con cui la nuova amministrazione Usa sta invertendo partnership consolidate” e i deputati si dicono “sconcertati” dalla politica Usa “di appeasement nei confronti della Russia e di contrasto agli alleati tradizionali”. Nonostante ciò, gli eurodeputati ritengono che “l’impegno con gli Stati Uniti sia oggi più cruciale che mai” e “incoraggiano gli Stati membri a perseguire relazioni diplomatiche bilaterali con le loro controparti statunitensi, in linea con le metodiche di cooperazione preferite dall’amministrazione americana, pur dimostrando al contempo unità e adesione a una posizione comune dell’Ue”.
Anche la relazione sulla politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc) – approvata con 399 voti a favore, 198 contrari e 71 astensioni – esprime “profonda preoccupazione per l’apparente cambio di posizione degli Stati Uniti sulla guerra di aggressione della Russia“. Qui i deputati “condannano con fermezza qualsiasi tentativo di ricattare la leadership ucraina” perché si arrenda “al solo scopo di annunciare un ‘accordo di pace'”. Secondo l’Aula, un possibile accordo di pace che rispetti l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza “solide e credibili” per scoraggiare future aggressioni di Mosca e, in questo senso, guarda con favore ai recenti sforzi con i partner Nato che condividono gli stessi valori.
Entrando più nello specifico, nella risoluzione viene sottolineata “la necessità di un coordinamento efficace sulla deterrenza e di una collaborazione tra Ue e Nato per sviluppare capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili, oltre che per rafforzare la capacità produttiva dell’industria della difesa europea“. E i deputati concordano “con l’obiettivo più ampio di rafforzare il pilastro europeo all’interno della Nato”, ma lo sviluppo di un’Unione europea della difesa “deve procedere di pari passo con l’approfondimento della cooperazione Ue-Nato”. Per compiere questo passo, il Parlamento vuole che Commissione aumenti il debito comune per dotare l’Ue della capacità fiscale necessaria a ricorrere ai prestiti in situazioni eccezionali e di crisi, sia ora che in futuro.
“Nei prossimi anni dovremo collaborare strettamente con gli Stati Uniti in materia di sicurezza e difesa, ma nel lungo periodo l’Ue dovrà anche sviluppare proprie capacità dissuasive credibili”, ha commentato il relatore del testo sulla politica di sicurezza e di difesa comune, il popolare spagnolo Nicolás Pascual de la Parte. “Per farlo, sarà necessario investire molto di più nella nostra sicurezza e difesa, dimostrando al contempo unità politica e determinazione. Dobbiamo inoltre continuare a fornire un forte sostegno all’Ucraina, che continua a difendere l’integrità territoriale, l’indipendenza e i valori dell’Europa”, ha evidenziato.
Di questi e altri temi legati alla Difesa si parlerà il 15 aprile a Roma nell’evento della serie Connact “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale“.