Dall’inviato a Strasburgo – I Patrioti (PfE) sono “scioccati” dalla condanna all’ineleggibilità per Marine Le Pen, che considerano un vulnus democratico orchestrato da Bruxelles per mano della magistratura. Lo ha dichiarato Kinga Gál, vice-capogruppo del gruppo ultranazionalista all’Eurocamera, parlando ai giornalisti ai margini della plenaria in corso a Strasburgo.
La compagna di partito di Viktor Orbán è tornata oggi pomeriggio (1 aprile) sulla sentenza, esplosa ieri sulla politica d’Oltralpe come una bomba ad orologeria, emessa dal tribunale di Parigi ai danni di Marine Le Pen, capogruppo dei deputati del Rassemblement national (Rn) all’Assemblea nazionale francese e presidente del partito dal 2011 al 2021, anno in cui la carica è passata al suo delfino Jordan Bardella.
La leader storica dell’estrema destra francese è stata condannata per appropriazione indebita dei fondi del Parlamento europeo, venendo così di fatto esclusa dalla corsa per l’Eliseo del 2027, nella quale era data come favorita dai sondaggi. “Il gruppo dei Patrioti è scioccato dalla decisione del tribunale“, ha scandito Kinga Gál in conferenza stampa, sostenendo che il “modello” della Francia come “promotrice della democrazia” nel mondo “sta morendo” a causa di quello che bolla come un processo politico ad una candidata “scomoda” per l’establishment.
L’esclusione di Le Pen dalle presidenziali “non è degna di uno Stato democratico che pretende di sostenere lo Stato di diritto“, ha incalzato l’eurodeputata di Fidesz, spingendosi a lamentare come “indegno” il fatto di “lasciare che sia la magistratura e non gli elettori a decidere chi può essere candidato alle elezioni”.

Una “preoccupante tendenza”, dice, quella che lega Parigi e Bucarest, dove le élite fanno “ricorso alla giustizia contro i leader patriottici” (il riferimento qui è all’estromissione di Călin Georgescu dalle presidenziali romene). “L’Ue è sempre ansiosa di dare lezioni agli Stati membri sulla democrazia e lo Stato di diritto ma rimane in silenzio su queste pratiche” che, provoca Gál, si pensavano esclusive dei regimi autoritari. I Patrioti “sostengono fermamente Marine Le Pen e il Rassemblement national“, ha concluso. Il Rn è la delegazione nazionale più numerosa all’interno del gruppo nazionalista a Strasburgo.
Oltre alle dimostrazioni di solidarietà con Le Pen (tra cui spiccano quelli di Vladimir Putin, Viktor Orbán e Matteo Salvini), nelle scorse ore sono arrivati anche quelli di Giorgia Meloni e Donald Trump.
Le Pen ha rifiutato categoricamente di voler lasciare la scena politica, anzi ha annunciato che si batterà contro la decisione dei magistrati parigini e che, dunque, non si rassegnerà a passare lo scettro del comando al suo luogotenente Bardella: il presidente del Rn (e capogruppo dei Patrioti a Strasburgo) è “un’ottima risorsa” che spera di “non dover usare prima del previsto“.
Per ora, l’astro nascente dell’estrema destra transalpina smentisce di volerla rimpiazzare alle prossime presidenziali. Ma la sentenza di ieri potrebbe aver aperto la partita della successione al vertice della destra radicale d’Oltralpe prima del tempo, anche se all’interno del partito non sono pochi i dubbi circa l’adeguatezza di un 29enne che nella sua carriera non ha mai ricoperto incarichi di governo.