Bruxelles – Nel quarto trimestre del 2024 all’interno dell’Unione europea 124.935 cittadini extracomunitari hanno ricevuto l’ordine di lasciare un Paese membro. Rispetto al terzo trimestre del 2024, il numero di ordini di partenza è aumentato dell’11,5 per cento, un incremento comunque non corrispondente al numero delle espulsione effettuate. Solo una persona su quattro viene ‘scortata’ fuori dall’Ue dopo la decisione presa dalle autorità competenti, così negli ultimi tre mesi dello scorso anno ‘appena’ 28.630 persone di Paesi terzi sono state effettivamente ricondotte dal loro punto di provenienza sulle 124.935 decisioni prodotte.
I dati Eurostat di fresca pubblicazione dimostrano dunque la difficoltà dell’Europa degli Stati a tradurre in pratica le scelte compiute a livello amministrativo e giuridico. Se si considera l’intero 2024, a fronte di un totale di 453.840 ordini di rimpatrio ne sono stati effettuati 119.155, vale a dire il 26 per cento appena. Il tasso dei rimpatri effettuati è dunque molto basso, rileva l’istituto di statistica europeo.
Quando tra il dire e il fare c’è corrispondenza, a essere rimpatriati sono soprattutto uomini e donne di nazionalità della Georgia (3.351), della Turchia (2.492) e dell’Albania (1.982), mentre a essere oggetto di ordini di lasciare il territorio dell’Ue risultano soprattutto cittadini algerini (11.362), siriani (8.674) e marocchini (8.561). Il dato sui richiedenti asilo della Siria conferma l’orientamento che vuole il Paese ormai sicuro dopo la caduta di Bashar al-Assad.
Nei dati diffusi da Eurostat salta all’occhio poi la natura dei ritorni. A livello Ue più della metà dei rimpatri (57,1 per cento) in un Paese terzo ha riguardato persone che hanno lasciato il territorio volontariamente, mentre il 42,9 per cento ha riguardato rimpatri forzati. Tuttavia, “la percentuale di rimpatri volontari rispetto ai rimpatri forzati varia significativamente tra i paesi Ue”, rileva Eurostat nella nota di accompagnamento ai dati. “In Romania e Italia tutti i rimpatri segnalati sono stati forzati”, mentre in Estonia, Lettonia, Danimarca e Lituania, oltre il 90 per cento dei rimpatri segnalati è stato registrato come volontario.