Bruxelles – I vinaioli sono sempre di più, i bevitori sempre di meno. Non si può che partire da quest’assunto per leggere la crisi del settore vitivinicolo europeo. E poi il cambiamento climatico, i costi di produzione elevati, la burocrazia eccessiva. Per ultimo, lo spauracchio dei dazi americani. Nel piano per salvare il vino presentato oggi (28 marzo) dalla Commissione europea, l’idea di ribilanciare un’equazione che non funziona puntando su vini ‘alcool free’. Che, va da sé, potrebbero aprire le porte a nuovi mercati in Africa e nei Paesi Arabi. Ma anche in Ue.
Perché la realtà è che sono cambiate le abitudini dei consumatori, i giovani europei sono più attenti alla salute e non bevono vino come le generazioni che li hanno preceduti. “Negli ultimi anni, si è assistito a una domanda in continua evoluzione da parte dei consumatori di prodotti vitivinicoli a ridotto contenuto alcolico“, si legge nella bozza di regolamento proposta dal commissario Ue per l’Agricoltura, Christophe Hansen. E dunque, Bruxelles suggerisce di rendere più “attraenti e familiari” le denominazioni dei vini a bassa gradazione o analcolici, proponendo termini come “alcol free, 0,0% o alcol light”, armonizzandone l’uso in tutta l’Unione.
Nel piano, che traduce in buona parte le raccomandazioni del Gruppo di Alto Livello sul vino istituito dalla Commissione europea con gli stakeholders, spiccano inoltre maggiori flessibilità per i governi sulle autorizzazioni degli impianti di vite e per gli agricoltori su controllo della produzione, più coperture finanziarie dall’Ue contro i rischi climatici e promozione dell’enoturismo. Hansen si dice “fiducioso” che queste misure contribuiranno “a stabilizzare il mercato” e “consentiranno ai produttori di cogliere nuove opportunità e rispondere alle mutevoli aspettative dei consumatori”.
Per tenere in piedi un comparto che “rappresenta il 60 per cento della produzione vinicola mondiale e il 60 per cento del valore del vino esportato nel mondo”, Bruxelles vuole autorizzare i Paesi membri a prendere misure, come l’estirpazione (rimozione di viti indesiderate o in eccesso) e la vendemmia verde (rimozione di uve acerbe prima della vendemmia), per prevenire la produzione in eccedenza, aiutare a stabilizzare il mercato e proteggere i produttori dalle difficoltà finanziarie. In secondo luogo, ai produttori sarà concessa ulteriore flessibilità nel regime di autorizzazioni di reimpianto, che passa a 8 anni e sospende le penali (mentre per le autorizzazioni per i nuovi impianti la proposta mantiene la durata di tre anni e la sanzione, in caso di non utilizzo, ndr), per aiutarli nelle decisioni di investimento in un “contesto in continua evoluzione”. Gli Stati potranno inoltre aumentare l’assistenza finanziaria massima dell’Ue fino all’80 per cento dei costi ammissibili per investimenti in mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
La Commissione europea suggerisce poi di adottare un’etichettatura elettronica, il Qr Code, per “stabilire una identificazione comune a tutta Europa con un simbolo” al posto della parola che necessita di traduzione. Il Qr Code, ha precisato un funzionario Ue, contiene la lista degli ingredienti e i valori nutrizionali, ma non ha effetto sul ‘health-warning‘, cioè le etichette che segnalano la pericolosità dei prodotti per la salute. “Se uno Stato membro vuole, può mettere in atto etichettature di questo tipo. Ma deve sottostare certi requisiti, soprattutto quelli di libera circolazione delle merci”, spiega la fonte. E la valutazione finale spetta alla Commissione.
C’è poi il capitolo enoturismo: il Pacchetto prevede di dare ai gruppi di produttori che gestiscono vini protetti da indicazioni geografiche una “assistenza per sviluppare un turismo legato al vino” e allunga da 3 a 5 anni la durata delle campagne promozionali finanziate dall’Ue nei Paesi terzi.
Dal comparto italiano emerge soddisfazione. Secondo Unione Italiana Vini, la proposta messa sul tavolo da Hansen “risponde alla necessità di sviluppare interventi normativi specifici e mirati per il nostro settore in un momento così delicato su tutti i fronti, da quello geopolitico a quello economico-commerciale, ma anche ambientale e sociale”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha sottolineato la rapidità con cui si è mossa la Commissione europea, ma ha chiesto che “la maggiore flessibilità contenuta in alcune misure della proposta sia applicata anche alla gestione finanziaria per un migliore utilizzo delle risorse”.