Bruxelles – Anziché avvicinarsi all’obiettivo “fame zero 2030”, fissato dall’Organizzazione delle Nazioni unite per il cibo e l’agricoltura (Fao) il nostro pianeta, piagato da conflitti, inquinamento, cambiamenti climatici e crisi idriche, è sempre più affamato. Nel 2023, 733 milioni di persone hanno patito la fame, l’equivalente di una persona ogni undici, mentre i livelli odierni di malnutrizione sono tornati a quelli del 2008 con circa 152 milioni di individui denutriti in più rispetto al 2019. E’ in un quadro tanto tragico che la Commissione europea ha annunciato oggi (27 marzo), in occasione del summit Fao “Nutrition for growth” (N4g), tenutosi a Parigi, di voler stanziare 3,4 miliardi di euro entro il 2027 per combattere la malnutrizione globale.
L’impegno avrà la forma di investimenti volti al sostegno dei Paesi partner colpiti da alti livelli di malnutrizione infantile, in particolar modo in Africa Subsahariana, portando sostegno ai bambini sotto i cinque anni e alle giovani madri in stato di gravidanza ed allattamento affette da denutrizione. L’enfasi dell’intervento sarà rivolta alle popolazioni più vulnerabili, in accordo con i bisogni specifici dei singoli Stati destinatari. Al livello globale e regionale, l’Ue continuerà inoltre a promuovere iniziative per lo sviluppo alimentare e per la collaborazione internazionale nel settore della ricerca, inquadrando gli sforzi all’interno della Global gateway strategy, che investe in infrastrutture, accesso ai servizi pubblici, supporto alle catene agro-alimentari locali.
Non si tratta della prima volta: già nel 2021, in occasione dell’ultimo summit N4g a Tokyo, l’Ue ha dichiarato di voler stanziare 2,5 miliardi di euro per la causa, superando per il periodo 2021-2023 tale obiettivo di ben 1,9 miliardi di euro (4,4 miliardi in totale). Tuttavia la decisione di quest’anno assume un significato particolarmente rilevante alla luce del ritiro degli aiuti americani allo sviluppo in buona parte del mondo. L’amministrazione del presidente Donald Trump ha infatti imposto tagli di proporzioni inedite a Usaid, cancellando l’83 per cento dei programmi di un’organizzazione che è responsabile, secondo l’Osce, del 47 per cento degli aiuti umanitari globali. Ciò significa l’interruzione dei fondi, ad esempio, per la sicurezza alimentare in Venezuela, per il programma alimentare e commerciale “Prosper Africa” (dal valore di oltre 520 milioni di dollari), ma soprattutto per la più grande organizzazione umanitaria la mondo, il World food program, che è stato costretto a chiudere il suo ufficio per l’Africa meridionale questo lunedì (24 marzo).
“L’impegno di oggi è il rinnovato testamento del nostro incrollabile impegno ad assicurare una nutrizione migliore per madri e bambini, sistemi alimentari più forti e protezioni sanitarie e sociali dove occorrono di più. L’Unione Europea continuerà a guidare attraverso l’esempio, senza lasciare nessuno indietro” ha detto Hadja Lahbib, commissaria alla Gestione delle crisi. Bisognerà vedere se l’Europa avrà davvero la capacità e la volontà di agire laddove gli Stati Uniti fanno marcia indietro.