Bruxelles – Lo scenario internazionale si fa sempre più minaccioso per i Paesi del vecchio continente, specialmente per quelli più prossimi al suo confine orientale. Non c’è perciò da stupirsi se la percentuale di spesa pubblica degli Stati membri dedicata ad armi, equipaggiamenti, sistemi di difesa ed aiuti militari è generalmente aumentata nel 2023, raggiungendo il 2,7 per cento delle spese governative totali dell’Ue.
Lo riporta Eurostat, che questa mattina (27 marzo) ha pubblicato i dati sulla spesa militare dei 27, fotografando il quadro di partenza di ciò che sempre più assume i caratteri di un riarmo a dodici stelle. In termini assoluti, nel 2023, i governi hanno speso in difesa 227 miliardi di euro, ovvero l’1,3 per cento del Pil europeo, un aumento del 12 per cento rispetto ai 202 miliardi del 2022 e del 10,8 per cento rispetto ai 183 miliardi del 2021. Sul totale delle voci di spesa delle cancellerie europee, nei primi tre anni della guerra in Ucraina si è così passati da una spesa del 2,4 per cento nel 2021, al 2,5 per cento nel 2022 fino al 2,7 nell’anno successivo.

Se si guarda ai singoli Paesi, le decisioni di spesa fluttuano in modo decisivo. A dedicare la percentuale di Pil maggiore per la propria difesa sono la Lettonia (3.1 per cento del Pil), l’Estonia (2,7 per cento) e la Lituania (2,5 per cento), non a caso confinanti con la Russia. Seguono poi la Grecia (2,2 per cento) e la Polonia (2,1 per cento), che ha compiuto passi importanti nell’aumento quantitativo e qualitativo delle proprie capacità militari. In contrasto, a spendere di meno sono Malta (0,4 per cento) e l’Irlanda (0,2 per cento). In particolar modo, sotto il target di spesa del 2 per cento del Pil richiesto dalla Nato, si posizionano anche la Francia (1,8 per cento), l’Italia (1,2 per cento) e la Germania (1,1 per cento).
Poco meno di metà (42 per cento) delle spese totali per la difesa nel 2023 sono state destinate al pagamento di salari e stipendi, il 29 per cento per l’acquisto governativo di beni e servizi correlati, il 20 per cento in investimenti in capitale (come l’acquisto di armi, infrastrutture e mezzi), ed il restante 7,8 per cento ha riguardato i trasferimenti di capitale. In particolare, tra il 2021 ed il 2023, gli aiuti militari sono aumentati da 8 a 24 miliardi di euro, costituendo lo 0,1 per cento del Pil dell’Ue, con differenze importanti in Slovacchia (1,2 per cento), Danimarca (0,5 per cento), Lettonia (0,4 per cento), Germania, Lussemburgo e Svezia (0,2 per cento). Francia, Italia, Spagna e Polonia hanno invece destinato lo 0,1 per cento. La voce di spesa più esigua è risultata l’investimento in ricerca e sviluppo, che ha comportato una parte trascurabile della spesa nazionale in tutti gli Stati eccetto la Francia (dove ha costituito lo 0,1 per cento del Pil).