Bruxelles – “Il suo sogno” da oltre vent’anni, da quando era alla guida della Commissione europea. Romano Prodi è tornato oggi (26 marzo) a esporre nella capitale Ue il progetto “bello e difficile” di creare una rete di Università del Mediterraneo. A margine di un incontro con la presidente del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola, ha annunciato che l’Eurocamera “presenterà una prima idea per il progetto pilota“.
La visione di Prodi risale al 2002, e l’ex premier non l’ha mai abbandonata. Si tratta in sostanza di istituire una trentina di Università paritarie fra i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo e quelli del vicinato meridionale, sulla sponda Sud, intese come strutture accademiche con un’unica sede divisa fra Nord e Sud, con un uguale numero di professori e di studenti dalle due sponde del Mediterraneo e l’obbligo, per gli studenti, di frequentare lo stesso numero di anni a Nord e a Sud. Su temi scientifici preferibilmente, ed economici, in ogni caso non controversi. Atenei con sede ad esempio a Bari e a Tunisi, a Napoli e a Tripoli, a Barcellona e a Rabat, ad Atene e il Cairo, a Marsiglia e ad Algeri.
“Il peso finanziario maggiore non può che essere europeo, poi ci dovrà essere un contributo anche di altri Paesi ma il nucleo deve partire da una decisione europea”, ha spiegato ai cronisti Prodi. Quando lo presentò 23 anni fa, nel periodo in cui presiedeva l’esecutivo Ue dal 1999 al 2004, fu accantonato perché “i Paesi del Nord non erano proprio interessati, dicevano che era un progetto inutile, soldi buttati via”. Erano gli anni del grande allargamento a Est dell’Unione europea, che culminò nel 2004 con l’ingresso di Polonia, Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Lituania, Cipro e Malta.
Ora però i riflettori sono di nuovo accesi sul Mediterraneo, un mare che è cambiato e in cui “non c’è più nessuna influenza diretta nostra, pensate alla Libia dove comandano russi e turchi”, ha sottolineato Prodi. Ecco perché secondo l’ex leader Ue ora “c’è un’adesione molto più forte” per il suo progetto, di cui ha parlato recentemente al Cairo anche con gli ambasciatori dei Paesi africani del Mediterraneo.
“L’Europa deve avere progetti emotivi – ha insistito ancora Prodi -, e questo è un progetto per dare forza, dignità e diversità all’Europa rispetto ai nuovi autoritarismi”. Un progetto “per i ragazzi ma anche politico”. In dieci anni, potrebbe crearsi una comunità di centinaia di migliaia di studenti e professori, e una mobilità che parla la lingua della condivisione e dello scambio, non quella della morte e della disperazione della rotta migratoria più letale d’Europa.
Con Metsola “c’è stato un dialogo caloroso, entusiasmante”. Prodi lo sa, è un progetto “di tanti anni”, quasi un testamento politico di un’inguaribile europeista che ha sempre rivolto lo sguardo verso Sud. “Il Mediterraneo si guarisce solo se mettiamo insieme la nuova generazione, non c’è altra possibilità”, ha avvertito l’ex premier.