Bruxelles – L’Unione europea? Agli italiani piace poco. La maggior parte di uomini e donne del Paese continua a ritenere che l’appartenenza all’Ue sia un bene, ma c’è un 31 per cento di cittadini che ritiene il contrario. Una percentuale che fa dell’Italia lo Stato con il tasso più alto di euro-scontenti, pari solo a quello della Repubblica ceca. E’ quando emerge dall’ultimo sondaggio di Eurobarometro, commissionato dal Parlamento europeo e pubblicato oggi (25 marzo), e che conferma un dato ormai consolidato, quello del rapporto non dei più idilliaci tra italiani e club a dodici stelle.
Rispetto a un anno fa non cambia l’idea di quanti, da nord a sud, non vedono di buon occhio l’appartenenza all’Unione europea. C’è una parte degli indecisi, di quanti cioè non sapevano dire se l’Ue sia una cosa positiva o negativa, che hanno sciolto la riserva dicendo ‘sì’. C’è un dunque un 4 per cento di italiani che passa dalla categoria ‘non so’ alla categoria ‘il Paese ha beneficiato’ dallo status di stato membro.
Il sondaggio, condotto tra il 9 gennaio e il 4 febbraio del 2025, rileva come la questione della sicurezza e della difesa rimane avvertita come prioritaria. A livello generale il 36 per cento dei cittadini dell’Ue continua a pensare che sia questa la questione principale da dover affrontare, con un richiesta per il Parlamento europeo di un maggiore ruolo per la protezione della pace (45 per cento, prima scelta degli intervistati) all’interno di un’azione più generale dell’Unione europea nel suo complesso per proteggere dalle crisi globali e di sicurezza (66 per cento).
Gli europei “vogliono che l’Ue giochi un ruolo maggiore nella loro protezione”, sottolinea la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “È un appello chiaro all’azione, al quale risponderemo – assicura -. L’Europa deve essere più forte, affinché i nostri cittadini si sentano più al sicuro”.
Però, a guardare bene, preoccupazioni e priorità sembrano cambiare. Rispetto a un anno fa diminuisce la richiesta di più difesa e sicurezza (-1 per cento) e cresce quella per uno scudo alla crisi economica (+5 per cento), secondo tema più sentito come fondamentale (32 per cento). La salvaguardia di competitività, economia ed industria è anche la priorità per gli italiani, che la mettono al primo posto delle proprie preoccupazioni.
C’è del resto un timore diffuso e crescente circa la possibilità di un deterioramento della propria condizione di vita. Si teme l’impoverimento personale e della famiglia, detto in altri termini. Lo teme almeno europeo su tre (33 per cento). Se si guarda da qui a cinque anni, ci si preoccupa. Un assillo soprattutto per francesi (53 per cento) e tedeschi (47 per cento), ai primi posti timori di evoluzione negativa dello standard di vita. Un campanello d’allarme, visto che si parla delle prime due economie dell’area dell’euro e dell’Ue.