Bruxelles – In Germania prende ufficialmente il via la nuova legislatura, dove l’ultradestra post-nazista di AfD ha raddoppiato i seggi e, insieme alla sinistra radicale, detiene una minoranza di blocco che può ostacolare nuove riforme costituzionali (come quella sul freno al debito appena approvata dal Parlamento uscente). Si è conclusa nel frattempo la prima fase dei negoziati per la formazione del nuovo governo, ma la parte difficile per il cancelliere in pectore Friedrich Merz comincia ora.
La matematica dell’Aula
Stamattina (25 marzo) è ufficialmente iniziata la 21esima legislatura del Bundestag, la camera bassa del legislativo tedesco. In base ai risultati delle elezioni anticipate dello scorso 23 febbraio, il principale gruppo dell’emiciclo è quello conservatore dell’Union (Cdu/Csu), che dispone di 208 seggi sui 630 totali (cifra, quest’ultima, che costituisce il tetto massimo introdotto con la riforma elettorale del 2023, mentre la 20esima legislatura si è chiusa con 733 membri).
La vera novità, tuttavia, è che l’ultradestra filorussa e anti-migranti di Alternative für Deutschland (AfD) di Alice Weidel e Tino Chrupalla ha scavalcato i socialdemocratici del cancelliere uscente Olaf Scholz (Spd) ed è diventata la seconda forza dell’Aula raccogliendo lo scettro di leader dell’opposizione, avendo ottenuto 152 eletti, mentre i socialisti sono crollati a 120 deputati, passando dal primo al terzo posto.
Insieme alla sinistra radicale e anti-Nato di Die Linke, che è cresciuta fino a 64 seggi, l’AfD può ora costituire una minoranza di blocco per impedire ulteriori modifiche alla Costituzione, che richiedono i due terzi dei voti in Aula. È precisamente per evitare queste Forche Caudine che il leader della Cdu Friedrich Merz ha forzato il processo parlamentare, facendo votare ai deputati della legislatura uscente la storica riforma del freno al debito (Schuldenbremse) lo scorso 18 marzo. Il Senato (Bundesrat) lo ha poi approvato definitivamente il 21 marzo, spianando peraltro la strada all’adozione di un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina da 3 miliardi di euro.

Quanto alla demografia del nuovo Bundestag, il deputato più giovane è il 23enne Luke Hoss (Linke), mentre il più anziano è l’84enne Alexander Gauland (AfD). Le donne rappresentano il 32,4 per cento del totale (oltre 2 punti percentuali in meno rispetto al 2021), ma non sono equamente distribuite: si va dall’11,8 per cento dell’AfD al 61,2 per cento dei Grünen. Dei 630 membri dell’emiciclo, 400 sono volti noti e 230 sono stati eletti per la prima volta.
Trattative in corso per il governo
Nel frattempo, i negoziati per la formazione del prossimo esecutivo – una “grande coalizione” tra conservatori e socialdemocratici (328 seggi su 630) – sono appena entrati nel vivo. Giusto ieri il futuro Bundeskanzler ha annunciato la chiusura della prima fase, ma ora inizia il vero braccio di ferro coi partner dell’Spd.
Secondo alcuni osservatori, il leader della Cdu si sarebbe privato di una leva negoziale molto potente, cioè appunto la riforma del bilancio federale. Ora che hanno ottenuto questa vittoria con relativa facilità, i socialisti sembrerebbero privi di incentivi per assecondare i cristiano-democratici su dossier cruciali (ma controversi) come la migrazione, le tasse e le politiche di welfare.
Questa situazione, sostengono gli analisti, rafforza la posizione negoziale dell’Spd, che nonostante sia uscita sconfitta dalle urne rappresenta l’unico possibile alleato per l’Union. I socialdemocratici sono contrari, almeno tendenzialmente, ad una stretta sulle politiche d’asilo, su cui Merz ha invece ampiamente annunciato un giro di vite con un programma – sul quale potrebbe ottenere il sostegno dell’AfD, che lui stesso ha dimostrato di non disdegnare – che include la chiusura delle frontiere, il ricorso ai respingimenti e la fine dei ricongiungimenti familiari.

Starebbe tuttavia crescendo (anche dall’interno dello stesso partito) la pressione sui socialdemocratici per non mettersi di traverso nelle trattative, prolungando l’instabilità politica a Berlino. Il leader della Cdu ha dichiarato che “la fiducia sta crescendo” tra le squadre negoziali, e si dice convinto di riuscire a chiudere l’accordo di coalizione entro Pasqua, il prossimo 20 aprile, come da lui stesso segnalato all’indomani delle elezioni. Ma non è detto che quella scadenza verrò effettivamente rispettata.