AGGIORNAMENTO
Hamdan Ballal è stato liberato dopo aver passato, come ha testimoniato lui stesso, una notte steso a terra, bendato e ammanettato in una base militare, insieme ad altre due persone, sorvegliati a vista da alcuni militari, che lo avrebbero anche malmenato.
Bruxelles – Hollywood lo applaude, Israele lo arresta. È il triste paradosso di Hamdan Ballal, uno dei quattro registi di No Other Land, pellicola che documenta la distruzione sistematica dei villaggi palestinesi in Cisgiordania da parte dei coloni israeliani e che ha vinto il premio Oscar come miglior documentario. Il cineasta palestinese è stato attaccato ieri (24 marzo) da un gruppo di coloni armati nella sua casa a sud di Hebron, e poi arrestato dalle Forze di Difesa Israeliane. Dal Parlamento europeo, il gruppo della Sinistra alza la voce e chiede a Bruxelles di ampliare le sanzioni contro i coloni che si macchiano di violenze nei territori palestinesi.
Quel che è successo a Ballal è l’esatta replica del film premiato con l’ambita statuetta. La sua proprietà nel villaggio di Susyia, uno dei 19 che compongono il circondario di Masafer Yatta, è stata circondata da un gruppo di circa 15 coloni mascherati ed armati, e il regista picchiato selvaggiamente. In un post su X, il co-regista israeliano Yuval Abraham, ha ricostruito l’agguato: “Un gruppo di coloni ha appena linciato Hamdan Ballal, co-regista del nostro film No other land. Lo hanno picchiato e ha ferite alla testa e allo stomaco, sanguinanti. I soldati hanno invaso l’ambulanza che aveva chiamato e lo hanno portato via. Da allora non si hanno più sue notizie”.

L’esercito israeliano ha affermato invece di essere intervenuto per placare un violento scontro tra palestinesi e israeliani innescato da “terroristi” che hanno lanciato pietre contro i coloni. Le Idf “hanno arrestato tre palestinesi sospettati di aver lanciato pietre contro di loro, così come un civile israeliano coinvolto. I detenuti sono stati portati dalla polizia israeliana per ulteriori interrogatori”, si legge in un comunicato.
Non è la prima volta che registi e membri della troupe del documentario israelo-palestinese vengono attaccati dai coloni: lo scorso febbraio era capitato a Basel Adra, l’altro autore palestinese di No Other Land. Rappresaglie messe in atto nella più completa impunità, anzi con il sostegno sempre più esplicito dell’esercito di Tel Aviv. L’Ufficio di Coordinamento Onu per gli Affari Umanitari (Ocha) ha documentato, solo nella settimana tra l’11 e il 17 marzo, 34 attacchi da parte di coloni israeliani a persone e proprietà palestinesi. I feriti sarebbero 27, due famiglie palestinesi sono state sfollate e almeno due case, otto veicoli e 180 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati vandalizzati. Dei palestinesi feriti, 23 sono stati colpiti da coloni israeliani e quattro dalle forze israeliane.

Numeri simili si susseguono tutte le settimane. Ormai, negli insediamenti israeliani nella West Bank palestinese vivono oltre mezzo milione di coloni, in aperta violazione del diritto internazionale. Lo scorso anno, i principali alleati di Israele in Occidente – Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea – hanno timidamente iniziato a imporre misure restrittive nei confronti di coloni estremisti responsabili di violenze contro le comunità palestinesi. Bruxelles al momento ha inserito 9 individui e 5 entità israeliane nel regime di sanzioni Ue in materia di diritti umani.
Sanzioni “troppo limitate”, secondo la presidente della delegazione per le relazioni con la Palestina al Parlamento europeo, l’irlandese Lynn Boylan. L’eurodeputata del gruppo della Sinistra ha insistito perché vengano “rapidamente ampliate”, altrimenti “continueranno le orribili violenze dei coloni e l’annessione di fatto della Cisgiordania“. In un comunicato, la Sinistra Ue ha evidenziato le responsabilità di Bruxelles che “non è riuscita dd aumentare la pressione su Israele negli ultimi mesi”.
Anzi, proprio ieri, mentre veniva arrestato Ballal, l’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri era in visita in Israele e in Cisgiordania. “Nonostante la violenza in corso a Gaza e in Cisgiordania, un mandato di arresto della Corte penale internazionale per Benjamin Netanyahu e un caso di genocidio in corso contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia, il capo della politica estera dell’Ue Kaja Kallas ha incontrato i leader israeliani a Gerusalemme e ha accolto con favore gli stretti legami tra l’Unione europea e Israele”, accusano gli eurodeputati di The Left.