Bruxelles – In Turchia è il quinto giorno di proteste da quando il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoğlu, esponente del Partito Popolare Repubblicano (Chp) e principale oppositore del presidente Recep Tayyip Erdoğan, è stato arrestato assieme ad altre cento persone dalle forze di polizia turche con l’accusa di corruzione, lo scorso 19 marzo.
In 55 delle 81 province del Paese numerosissimi cittadini turchi, la maggior parte dei quali studenti, sono scesi in strada per manifestare contro l’arresto, specialmente ad Istanbul, dove ieri (23 marzo) decine di migliaia di dimostranti si sono radunati di fronte al municipio della città, dopo che il tribunale ha convalidato le accuse rivolte contro il suo primo cittadino. Numerosissimi gli scontri tra manifestanti e polizia in assetto anti-sommossa, che ha impiegato idranti, gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla.
Episodi di particolare violenza sono stati filmati e diffusi da Ankara, Istanbul e Smirne, mentre il Ministro dell’interno turco ha comunicato questa mattina (24 marzo), in un post su X, che 1.133 persone sono state arrestate da quando le proteste hanno avuto inizio. Il Ceo di X, Elon Musk, ha accolto le richieste del governo e sospeso decine di account di universitari che utilizzano la piattaforma per invitare a manifestare, mentre il sindacato turco Tgs riporta che almeno nove giornalisti, impegnati a coprire le proteste della notte scorsa, sono stati arrestati a Smirne. La Ong Mlsa fa sapere, inoltre, che più di 20 giornalisti sono stati fisicamente aggrediti dalla polizia durante le dimostrazioni degli ultimi quattro giorni. Nonostante le proteste, il partito di Imamoğlu ha esortato i cittadini della Turchia ad esprimere il proprio voto alle primarie per le elezioni presidenziali del 2028 dove il sindaco, unico candidato per il Chp, ha raccolto oltre 15 milioni di voti.

Oltre che in Turchia, l’arresto ha suscitato reazioni importanti anche in Germania (dove vivono circa tre milioni di persone di origine turca): 1.300 persone hanno sfilato a Berlino come segno di solidarietà. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha definito la detenzione del sindaco di Istanbul “deprimente per la democrazia in Turchia”, sottolineando l’impatto negativo che la decisione avrà nelle relazioni tra l’Europa e il Paese mediterraneo. Il portavoce del governo greco Pavlos Marinakis, in merito all’incontro al vertice programmato per questo aprile e volto a ricucire gli storicamente tesi rapporti tra i due Paesi bagnati dall’Egeo, ha dichiarato questa mattina che è ormai “improbabile che (il vertice) avvenga nell’immediato futuro”.
La Commissione europea, che nelle ultime settimane ha intensificato i rapporti e i colloqui con Ankara, facendo richiamo al processo di adesione del Paese all’Ue, non ha espresso alcuna condanna nei confronti delle accuse rivolte ad Imamoğlu. Ad ogni modo il portavoce della Commissione, Guillaume Mercier, in conferenza stampa ha sollevato la questione dell’aderenza della Turchia ai principi della democrazia: “Come membro del Consiglio d’Europa e candidato Ue, la Turchia deve sostenere i valori democratici. I diritti dei funzionari eletti tanto quanto i diritti a manifestazioni pacifiche devono essere rispettati appieno“.
Ciarán Cuffe, copresidente del Partito Verde Europeo, ha affermato che “l’Ue deve assumere una posizione ferma contro la brutale repressione delle proteste pacifiche da parte di Erdoğan. È ora di porre fine alla persecuzione politica, alla violenza della polizia e alla massiccia soppressione della libertà di stampa. Chiediamo al vicepresidente dell’UE Kaja Kallas di telefonare al presidente Erdoğan e di dirgli di rilasciare tutte le persone arrestate illegalmente”.