Bruxelles – “Se l’Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra”. Ursula von der Leyen parla ai cadetti danesi a Copenaghen ed è più esplicita che mai, sin dall’inizio del suo discorso. Anticipando i temi del Libro Bianco sulla Difesa che la Commissione europea presenterà domani, indica il nemico più prossimo, la Russia, l’alleato che si distrae, gli Usa, e dunque della necessità per l’Unione europea di fare da sola, per tutelare la propria sopravvivenza. Parlando ai danesi assicura ancora un volta “a tutti i cittadini della Groenlandia, e della Danimarca in generale, che l’Europa difenderà sempre la sovranità e l’integrità territoriale”.
Poi, apprezzando la scelta danese di aumentare al 3 per cento del Pil la propria spesa militare, ammonisce sul fatto che negli ultimi decenni “ci siamo rapidamente convinti che questo periodo davvero eccezionale, che ha visto la caduta della cortina di ferro e del muro di Berlino e la liberazione di intere nazioni e popoli, fosse una nuova normalità”. Secondo la presidente della Commissione questo “ha portato a un sottoinvestimento nella difesa e, francamente, a un eccesso di compiacimento. I nostri avversari hanno utilizzato quel tempo non solo per rimobilitarsi, ma anche per sfidare le regole che governano la sicurezza globale“.
Oggi, però, “l’era dei dividendi della pace è ormai lontana”.
Secondo von der Leyen “l’architettura di sicurezza su cui facevamo affidamento non può più essere data per scontata. L’era delle sfere di influenza e della competizione per il potere è tornata. Prendiamo la Russia. Conosciamo già la sua determinazione nel negare ad altri paesi il diritto di scegliere la propria strada. E ora la Russia è su un percorso irreversibile verso la creazione di un’economia di guerra. Ha ampliato enormemente la sua capacità di produzione militare-industriale. Il 40 per cento del bilancio federale è destinato alla difesa. Il 9 per cento del suo Pil. Questo investimento alimenta la sua guerra di aggressione in Ucraina, preparandola al contempo al futuro scontro con le democrazie europee”.
Questo mentre “le minacce aumentano il nostro partner più antico, gli Stati Uniti, sposta la propria attenzione sull’Indo-Pacifico”.
Ma, dice dunque von der Leyen, “ora è il momento di parlare onestamente, in modo che ogni europeo capisca cosa è in gioco. Perché il disagio di sentire queste parole impallidisce di fronte al dolore della guerra. Il punto è che dobbiamo vedere il mondo così com’è e dobbiamo agire immediatamente per affrontarlo. Perché un nuovo ordine internazionale si formerà nella seconda metà di questo decennio e oltre“.
E qui la presidente della Commissione azzarda un cambio di paradigma radicale: di fronte a queste sfide “continueremo a reagire a ogni sfida in modo incrementale e cauto? O siamo pronti a cogliere questa opportunità per costruire un’Europa più sicura? Un’Europa prospera, libera e pronta, disposta e capace di difendersi. La risposta è chiara. La scelta non c’è”.

Gli europei, sostiene la politica tedesca sono “pronti a prendere il controllo del cambiamento che è inevitabile. Perché non possiamo permetterci di essere sottomessi dalla storia. Ciò significa che agire ora è un dovere. Agire in grande è una condizione sine qua non per velocità, portata e forza entro il 2030″.
Entro il 2030, l’Europa deve avere una forte posizione di difesa europea. E lancia lo slogan “Readiness 2030” (pronti per il 2030) che significa “aver riarmato e sviluppato le capacità per avere una deterrenza credibile. ‘Readiness 2030’ – sottolinea – significa avere una base industriale della difesa che costituisca un vantaggio strategico. Ma per essere pronti per il 2030 dobbiamo agire ora”.
Von der Leyen assicura che, come d’altra parte prevedono i Trattati, “gli Stati membri manterranno sempre la responsabilità delle proprie truppe, dalla dottrina allo spiegamento, e della definizione dei requisiti delle loro forze armate. Ma c’è molto che è necessario a livello europeo. E domani presenteremo una tabella di marcia per la ‘Readiness 2030’.
La presidente elenca poi quattro priorità. “La prima e principale priorità è un aumento della spesa per la difesa” afferma, spiegando che quella attuale “è ancora molto inferiore a quella di Stati Uniti, Russia e Cina”. Ricorda poi qui il piano già lanciato per sbloccare 800 miliardi di euro di investimenti nella difesa europea, con un nuovo strumento, chiamato SAFE, “che può sbloccare rapidamente 150 miliardi di euro per gli Stati membri”. Questo, assicura, “ci aiuterà a comprare meglio, più velocemente e più europeo. E faciliterà gli appalti congiunti”, restando comunque “in linea con la Nato”. Ma è necessario “aiutare gli Stati membri ad aumentare i propri bilanci della difesa. Per questo motivo proponiamo di attivare quella che chiamiamo la clausola di salvaguardia nazionale. Ciò darà ai paesi molta più flessibilità per spendere di più in difesa senza violare le regole fiscali”. Secondo i calcoli della Commissione questo ha il potenziale per mobilitare una spesa aggiuntiva per la difesa fino all’1,5 per cento del Pil, “circa 650 miliardi di euro nei prossimi quattro anni”, mentre si lavora “per attirare anche finanziamenti privati, sia dalla Bei che dai mercati dei capitali”.
Secondo punto: “Dobbiamo colmare le nostre lacune in termini di capacità. E dobbiamo farlo in modo europeo. Ciò significa una cooperazione paneuropea su larga scala per affrontare le lacune nelle aree prioritarie”. Si parte da elementi fondamentali come le infrastrutture e la mobilità militare. “Entro il 2030 – spiega -, avremo bisogno di una rete funzionante a livello europeo di corridoi terrestri, aeroporti e porti marittimi che facilitino il trasporto rapido di truppe e attrezzature militari. Allo stesso tempo, dobbiamo investire nella difesa aerea e missilistica, nei sistemi di artiglieria, nelle munizioni e nei missili”. Senza dimenticare i droni, come ha insegnato l’Ucraina “l’Europa deve sviluppare tutti i tipi di sistemi senza pilota e il software e i sensori avanzati che li supportano”, poi il cyber, l’uso dell’IA militare o del quantum computing. “La portata, il costo e la complessità dei progetti in questi settori vanno ben oltre le capacità di ogni singolo Stato membro – ammonisce la presidente -. Ma insieme, come europei, possiamo vincere questa sfida”.
“Aumentare il sostegno all’Ucraina” è la terza priorità. Questa “è quella che chiamiamo la strategia del porcospino d’acciaio. Perché dobbiamo rendere l’Ucraina abbastanza forte da essere indigesta per potenziali invasori. Quindi dobbiamo investire nella forza dell’Ucraina. Nella deterrenza attraverso la negazione”, avverte. “Per contribuire a realizzare questo obiettivo, istituiremo una task force congiunta con l’Ucraina per coordinare il sostegno militare dell’Ue e degli Stati membri all’Ucraina”. Ma anche l’Ucraina può sostenerci, “c’è molto che possiamo imparare dalla trasformazione dell’industria della difesa ucraina. L’innovazione, la velocità e la portata della sua base industriale sono notevoli. Quindi dobbiamo accelerare l’integrazione dell’Ucraina nel mercato europeo delle attrezzature per la difesa. E la nostra industria – rileva von der Leyen – sta imparando dall’industria della difesa ucraina. L’industria ucraina ha l’esperienza quotidiana del campo di battaglia, sa come innovare just in time e produrre in modo più veloce, più economico e più intelligente”.
Quarta priorità: “rafforzare la base industriale della difesa europea”. Abbiamo – ricorda von der Leyen – molte aziende della difesa competitive e leader a livello mondiale, e molte Pmi che stanno sviluppando nuove tecnologie all’avanguardia dell’innovazione. “Ma la nostra base industriale ha ancora delle debolezze strutturali. Non è ancora in grado di produrre sistemi e attrezzature per la difesa nelle quantità e alla velocità di cui gli Stati membri hanno bisogno. Rimane troppo frammentata – spiega la presidente – con attori nazionali dominanti che si rivolgono ai mercati interni”. Dunque bisogna iniziare con gli investimenti in Europa, “dobbiamo acquistare di più in Europa. Perché ciò significa rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea. Ciò significa stimolare l’innovazione e creare un mercato europeo per le attrezzature di difesa”. “Istituiremo un meccanismo europeo di vendita militare per contribuire a realizzare questo obiettivo”, annuncia la presidente, spiegando che “proporremo un Omnibus della Difesa per semplificare le norme e i regolamenti”.
Il quadro è complesso e pericoloso, ma, assicura von der Leyen, “siamo più forti di quanto pensiamo”, ed abbiamo “partner, amici e alleati con cui può lavorare e su cui può contare”, e, ribadisce infine “siamo pienamente impegnati a lavorare con la NATO e gli Stati Uniti. La nostra sicurezza è indivisibile. Ecco perché stiamo lavorando per aprire nuovi orizzonti in materia di sicurezza con il Regno Unito e altri partner in Europa, nel nostro vicinato o all’interno del G7. Dal Canada alla Norvegia. E anche in paesi lontani come l’India e altre parti dell’Asia”.
“La libertà non è un processo. È una lotta costante. È il dovere di ogni generazione”, conclude la presidente della Commissione
Di questi e altri temi legati alla Difesa si parlerà il 15 aprile a Roma nell’evento della serie Connact “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale“.