Bruxelles – Mentre Viktor Orbán lanciava i suoi strali contro l’Ue e le presunte influenze straniere in Ungheria, a Budapest decine di migliaia di cittadini si radunavano per protestare contro il suo governo illiberale. Il leader dell’opposizione, Péter Magyar, potrebbe contendere al partito del premier il primato alle elezioni del prossimo anno.
Le piazze della capitale ungherese si sono affollate sabato (15 marzo) per due opposte manifestazioni. Da un lato, il primo ministro Viktor Orbán ha tenuto un discorso in occasione dell’anniversario della rivoluzione (fallita) del 1848 contro il dominio asburgico. “C’è sempre un impero che cerca di togliere la libertà agli ungheresi“, ha dichiarato il leader di Fidesz riferendosi alla sollevazione contro l’impero austriaco, sostenendo che “in questo momento è quello di Bruxelles“.
In un susseguirsi di bordate contro l’Ue, Orbán ha lamentato che “Bruxelles sta abusando del suo potere, come ha fatto Vienna in passato” e che “vuole colonizzare” l’Europa tramite la guerra. La soluzione, ha detto (dopo essere stato messo all’angolo dal resto dei Ventisette all’ultimo vertice straordinario, proprio sulla continuazione del sostegno a Kiev), è tenere fuori l’Ucraina dal club a dodici stelle.

Reiterando teorie complottiste come quella della cosiddetta “grande sostituzione”, Orbán ha aggiunto che “oggi si combatte una battaglia per l’anima del mondo occidentale” e che “l’impero vuole mescolare e poi sostituire le popolazioni autoctone d’Europa con masse di invasori provenienti da civiltà straniere”.
Ma non sono mancati nemmeno gli attacchi verso i media e le organizzazioni ungheresi indipendenti. Orbán ha bollato questi corpi intermedi come “cimici” e ha promesso un giro di vite contro quello che ha definito un “esercito ombra” che minaccerebbe la sovranità e l’indipendenza del Paese mitteleuropeo: “Smantelleremo la macchina finanziaria che ha usato dollari corrotti per comprare politici, giudici, giornalisti, pseudo-Ong e attivisti politici”, ha continuato.
Negli scorsi mesi, Budapest ha adottato diverse misure contro le entità che ricevono finanziamenti dall’estero, approvando una contestatissima legge sugli agenti stranieri che ricalca da vicino un analogo provvedimento in vigore nella Russia di Vladimir Putin. Tra i bersagli della campagna di Orbán contro quello che ritiene una sorta di golpe liberale contro di lui (che nel 2014 si è orgogliosamente fatto promotore di un modello di “democrazia illiberale”), ci sono anche i fondi di Usaid, l’agenzia a stelle e strisce per lo sviluppo internazionale le cui operazioni sono state congelate dall’amministrazione di Donald Trump.
La scorsa settimana, Fidesz ha proposto una serie di emendamenti alla Costituzione ungherese che, tra le altre cose, consentirebbero l’espulsione dei cittadini con doppio passaporto in caso i loro comportamenti minaccino “la sovranità o la sicurezza nazionale”.

Poco dopo il comizio del premier, nella capitale magiara si è tenuta un’altra manifestazione, di segno opposto, che avrebbe radunato secondo gli organizzatori oltre 50mila persone. Era una piazza anti-Orbán, infiammata dal leader dell’opposizione, Péter Magyar. “Chi tradisce la propria nazione deve finire nella pattumiera della storia”, ha detto l’eurodeputato ai suoi sostenitori. Secondo lui, il premier e i suoi sodali “sfruttano il popolo ungherese, lo stordiscono e lo dividono, mettendo (i cittadini, ndr) l’uno contro l’altro”.
Un tempo membro di Fidesz, Magyar ha fondato un proprio partito, Tisza, recentemente diventata la principale spina nel fianco di Orbán. Dopo il successo registrato alle ultime europee (dove ha ottenuto il 29,6 per cento dei consensi), Tisza è ora data dai sondaggi in un testa a testa con Fidesz o addirittura qualche punto avanti a quest’ultimo, un inedito negli ultimi 15 anni in cui la politica nazionale è rimasta saldamente nelle mani del partito di Orbán. “È arrivato il nostro momento“, ha promesso Magyar alla piazza dell’opposizione. In Ungheria si voterà per rinnovare il Parlamento ad aprile 2026.