Bruxelles – Nonostante le condanne di Bruxelles, continua la persecuzione della comunità Lgbt dell’Ungheria da parte dell’esecutivo magiaro che, dopo anni di attacchi, punta a proibire la manifestazione per i diritti arcobaleno più emblematica del Paese, il Budapest Pride.
Oggi (17 marzo), con lo sdegno delle associazioni per i diritti civili, è stato presentato al parlamento da diversi membri della coalizione di governo un disegno di legge che prevede la messa al bando dell’evento Budapest Pride, oltre che l’autorizzazione, per le autorità cittadine, ad avvalersi di software per il riconoscimento facciale per identificare eventuali partecipanti. Presenziare all’evento comporterà inoltre multe fino a 200 mila fiorini ungheresi (circa 500 euro), i quali verranno destinati dallo Stato per “protezione minorile”. La coalizione detiene attualmente la maggioranza dei due terzi presso l’assemblea legislativa, il che comporta che il disegno diventi quasi sicuramente legge.
Il divieto del pride, che quest’anno celebra la sua trentesima edizione, è soltanto l’ultimo di una serie di provvedimenti che vanno nella direzione dell’omofobia e della transfobia: diverse leggi precedenti, adottate nel 2020, avevano vietato alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini ed eliminato il riconoscimento legale delle persone transgender. Il governo di Viktor Orban si presenta da sempre come campione dei valori tipici della famiglia tradizionale e della civiltà cristiana, minacciati da quella che viene definita “la follia di genere”. Con questo spirito, nel 2021 era stata promulgata la legge di protezione dei bambini, volta a combattere le ‘deviazioni della morale’ vietando “la rappresentazione e la promozione” dell’omosessualità in contesti disponibili ai minori, inclusa la letteratura, i film e la televisione. Già a febbraio Orban aveva dichiarato di voler bandire il pride.